Quest’anno si parte dopo. L’abbiamo iscritto quasi per caso a un centro estivo di musica, con tante perplessità perché non ha mai suonato niente o mostrato molto interesse per la musica, ma dal primo giorno quando sono andata a prenderlo mi ha detto: ‘Ah, sei già qui?’ L’ho trovato che suonava un bongo e smerciava i doppi delle figurine e ho capito che è una dimensione che in questo momento gli interessa molto.
Poi il pomeriggio prosegue al parco, dove ha un giro di amici che alla sua età io me lo sognavo. Ognuno arriva con il suo mezzo, bici, monopattino, pattini e in pochi minuti tutto passa vorticosamente di mano in mano tante di quelle volte che è difficile ricordarsi chi è arrivato con cosa.
Ogni tanto qualche banale scazzo, ma noi adulti abbiamo un tacito e segreto accordo. A meno di grosse cazzate o di raccomandazioni importanti come quella di non travolgere i bambini piccoli ad esempio, l’accordo prevede che se la smazzino tra loro, e infatti così succede.
Ieri slegando la bici gli è arrivato addosso un gavettone così grosso che si è tolto la maglietta per strizzarla, è la prima volta in sette anni che l’ho visto piangere dal ridere.
Poi qualcuno tira fuori la palla, gli album di figurine, chi vuole il gelato?
Litigano, si abbracciano, si regalano cose, si sussurrano segreti. Eppure è lo stesso parco da sette anni, lo stesso bar, le solite persone, ma ogni giornata non è mai uguale a se stessa. Prima delle otto di sera non riusciamo a venire via, nessuno di noi. Ci avviamo verso casa con la maglietta umida di gavettoni, macchiata di gelato. Con le scarpe altrettanto conciate, punture di zanzare dappertutto e capelli arruffati.
‘Ma che fantastica giornata’, esclama aprendo la porta ‘Mi hanno anche regalato quattro figurine dei Pokemon capisci’.
Non li hai mai collezionati ma da ieri gli interessano.
Io che mi facevo mille paturnie perché siamo ancora a Milano, perché l’estate in città con i bambini sembra forse più pesante di quello che è. L’estate è uno stato d’animo, è anche il rumore del cavalletto di una bici. È aspettare gli amici alla solita panchina. La felicità è un ruscello di poca portata.
Lascia una risposta