A volte penso a un secondo figlio, per l’amore che ho nel cuore. Ma per la gestione del quotidiano, non ce la posso fare

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INTERVISTA

Sono diventata mamma a 32 anni, e oggi il mio meraviglioso bambino ha poco più di due anni e mi riempie la vita con le sue coccole, i suoi sorrisi e i suoi capricci! Da quando c’è lui, tutto ruota attorno alla sua routine e va benissimo così.  Personalmente sono cambiata davvero tanto.

Nonostante in gravidanza fossi ingrassata di 16kg, nel giro di neanche un anno ne ho persi 30. Fantastico? Non direi, perché in un corpo così magro non mi ci sono mai vista e infatti ho faticato tanto ad accettare il viso scavato, la pancia fin troppo piatta e i vecchi jeans larghissimi e inmettibili. Non nego che per tanti mesi mi sono guardata allo specchio pensando “com’è potuto accadere?”. 

Quando ho smesso di farmi questa domanda mi sono resa conto di com’era successo: mi sono ritrovata sola a far fronte a tutto, nel bel mezzo di un esaurimento nervoso (forse depressione post parto) che nemmeno la psicoterapeuta (che ho frequentato per un anno) ha voluto riconoscere

Dov’era e dov’è il mio compagno? C’è, fa quello che può, ma lavora in proprio e si sa che chi lavora in proprio non ha orari. Mai. Neanche quando la tua compagna è alle prese con la nuova vita di vostro figlio e con la sua nuova condizione di madre

Dov’erano e dove sono le nostre famiglie d’origine? Mia madre, appena ho partorito, ha avuto un incidente, è stata operata, ha dovuto fare un percorso di riabilitazione ed era fisicamente impossibilitata ad aiutarmi. Nell’immediato post parto, in un momento di estrema stanchezza (o forse di ingenuità), ho chiesto aiuto alla madre del mio compagno che mi ha risposto che l’aiuto le figlie devono chiederlo alle madri, non alle suocere

Dopo una coltellata del genere, mi sono detta di aver pazienza: mia madre sarebbe tornata abile e si sarebbe auto-arruolata nel ruolo di nonna senza che io chiedessi nulla. Ma il destino ha deciso di rincarare la dose: mio padre, dopo meno di un anno dall’essere diventato nonno, si è allettato e quindi mia madre (che lavora ancora) e mia sorella, che vivono a 20 chilometri di distanza da noi, sono impelagate nella difficile gestione del quotidiano. 

La famiglia del mio compagno vive a 200 metri da noi, ma i nonni (lei casalinga, lui pensionato) sono davvero troppo impegnati a stampare le foto del nipote per ricavarsi del tempo per esserci di supporto, mentre lo zio, che vive nella casa adiacente alla nostra, ha visto il nipote 7-8 volte da quand’è nato e non esprime nessun desiderio di vederlo o di trascorrere del tempo con lui

La famiglia del mio compagno rimanda: “Quando sarà più grande dormirà dai nonni!”, “Quando avrà 5-6 anni andrà a giocare dalla zio!”, ma l’aiuto per tenere in piedi tutto sarebbe servito allora (e servirebbe adesso), trascorrendo un’ora con lui cosicché io potessi fare la spesa in velocità e da sola.

Ho impiegato tanto tempo per accettare questo disinteresse e questo continuo rimandare, e solo ora mi sono capacitata del fatto che sono loro che si stanno perdendo una fase meravigliosa della crescita del loro nipote e mi sono anche ripromessa che un indomani, quando vorranno dedicare del tempo a mio figlio, potrò concedermi il lusso di declinare la loro richiesta, esattamente come oggi loro sono disinteressati al darci una mano

Da quando sono mamma, la mia vita professionale ne ha risentito parecchio: con zero aiuti mi sono ritrovata spesso ad assentarmi al lavoro

La mia vita professionale, quel lavoro a tempo indeterminato, nell’ufficio a cui tanto aspiravo, faticosamente conquistato con anni e anni di gavetta, ne ha risentito parecchio. Mi impegno molto, tutti i giorni, cerco di fare del mio meglio ma ci sono troppe variabili. La mia mente si divide tra casa (panni, spesa, organizzazione dei pasti etc), figlio (retta del nido, vestiti nuovi perché gli vanno stretti, attività extra nido da proporre, necessità specifiche a cui far fronte etc), lavoro… e spesso è il lavoro quello che ne risente. 

Nelle condizioni di “zero aiuti” in cui mi sono ritrovata (pensavo di contare sull’aiuto di mia mamma, ma la situazione è evidentemente andata diversamente) spesso e volentieri mi sono trovata costretta ad assentarmi per malattia figlio (assenza non retribuita: ovvero un salasso da far accapponare la pelle) dimostrando, ovviamente, di essere poco presente in ufficio. 

Purtroppo, sul lavoro spesso mi ritrovo a non essere performante come prima del parto: scappa qualche svista, qualche errore, qualche dimenticanza… e io, purtroppo, non posso che prenderne atto. Prendo atto che la mia testa è piena zeppa di cose da gestire e spesso lima il superfluo, dove il superfluo diventa proprio quel lavoro che ho tanto faticato a conquistare. 

È difficile dire se sono soddisfatta o meno della mia vita. 

Se osservo la mia vita di mamma, oggi, penso che posso essere fiera di quello che sto facendo e che ho fatto, anche se per tanti tanti mesi (direi per il primo anno e mezzo di vita di mio figlio) ho creduto di essere un fallimento completo, soprattutto a causa della negatività che una persona, molto vicina alla famiglia, ha quotidianamente riversato su di me, su mio figlio e sul mio compagno. Una volta prese le distanze da questa persona, lentamente, tutto ha acquisito un aspetto diverso grazie ad una luce nuova

Certo, vorrei dedicarmi di più al lavoro: prima della maternità lavoravo full time, oggi ho un part time 24 ore settimanali che vorrei trasformare in 30 ore, ma è ancora troppo presto, il mio bimbo ha ancora tanto bisogno di me e io di lui.  Vorrei essere più puntuale in quello che faccio, avere più sicurezza del mio operato, godere della stessa credibilità e affidabilità che avevo prima della maternità, sentirmi ed essere indispensabile all’interno del contesto lavorativo, ma sembra ancora tutto così utopico. Sto cercando di accettare il cambiamento e di scendere a patti con me stessa, ma ammetto che non si tratta di un’impresa facile.

Da quando sono mamma, vorrei riuscire a trovare un nuovo soddisfacente equilibrio con il mio compagno

Vorrei essere più presente per la mia famiglia d’origine, senza demandare a mia madre e mia sorella la completa gestione di mio padre. Mi piacerebbe ricavarmi del tempo per le mie passioni: passeggiare all’aria aperta, girovagare in bicicletta senza meta e senza orari e leggere, leggere tanto, sempre, ogni volta che se ne ha l’occasione. Sogno di potermi ricavare del tempo da dedicare alle mia amiche storiche, di un tempo: quelle che non sono mamme e che hanno ritmi e priorità completamente diversi dai miei.

Infine, ma non per importanza, vorrei riuscire a trovare un nuovo soddisfacente equilibrio con il mio compagno. Smettere di correre come dei pazzi e iniziare a vivere un pochino di più la nostra coppia e la nostra famiglia. Anche solo prendendo un caffè da soli, potendo conversare senza essere interrotti dal nostro piccolo amore… ma risulta impossibile, proprio perché non ci sono aiuti. 

A volte penso ad un secondo figlio, soprattutto ora che il mio primo bimbo sembra che stia spiccando il volo, in un’escalation di piccolissime conquiste all’insegna dell’autonomia e dell’indipendenza… per l’amore che ho nel cuore, lo farei domani, per la difficoltà nella gestione del quotidiano… non ce la posso fare. Senza aiuti si riesce faticosamente a gestire un figlio, figuriamoci due.

Credevi che fosse facile fare la mamma? Le mille frasi tossiche da cui imparare a difendersi

Con il senno di poi, ho tante considerazioni da fare: il mio compagno avrebbe potuto fare di più. Indubbiamente e, oggi, penso che dimostrare meno disponibilità oraria ad un cliente, per garantire maggiore benessere alla tua famiglia, non sia poi così sbagliato. Ma quando cresci in un contesto che ha sempre messo il lavoro al primo posto, difficilmente capisci che vale la pena sacrificare, anche solo per un arco limitato di tempo, il lavoro a favore del benessere psicofisico di una nuova famiglia che nasce. Forse se ci fosse stato quel poco in più, magari adesso avrei meno rimpianti e un po’ meno rabbia nei suoi confronti.

Avrei potuto allontanare persone tossiche, subito! Ma in quel momento non ho capito che attorno a me, qualcuno, si stava divertendo a mancarmi di rispetto, minando quotidianamente la mia autostima con frasi del tipo: 

“Beh, anche se lo perdi questo bambino non importa. Sei giovane, fate in tempo a farne un altro! Tutti fanno così!” 

“Credevi che fosse facile fare la mamma?” 

“Dai dai, su, adesso un bel sorriso sistema la lavatrice, metti il bimbo in carrozzina e prepara una buona cena e un buon dolce che mio figlio ha lavorato tutto il giorno e torna a casa affamato e sai che lui non si alza da tavola se prima non ha mangiato un dolcetto!”

“Se rigurgita, dagli meno latte, non importa se non cresce! Ha tutta la vita per ingrassare!”

“I bambini hanno bisogno della mamma, potresti anche licenziarti!” 

Sono andata in terapia perché, appena partorito, mia suocera mi ha devastato l’anima, azzerando ogni barlume di luce che potessi intravedere nella mia nuova vita di madre. Oggi ho preso le distanze, per quanto possibile, da lei, ma il male che mi ha fatto, attraverso le sue frasi taglienti e dense di una cattiveria gratuita, non le dimenticherò mai. Difficilmente dimenticherò il silenzio nel quale si è chiuso il mio compagno, non schierandosi mai dalla mia parte (senza difendere sua madre, ma nemmeno difendendo me!).

Per lungo tempo, mia madre e mia sorella, mi hanno tenuto nascosta la vera condizione di mio padre per tutelarmi, per non farmi vedere quanto difficile fosse la gestione della realtà… Per questa ragione, per tanti mesi, ho pensato che fossero disinteressate a me, in realtà stavano solo cercando di restare a galla in un mare in forte tempesta che però io ignoravo completamente. Avrebbero potuto parlarmene apertamente così da aiutarmi a capire e ad accettare meglio le loro assenze. 

Che cosa avrei potuto fare prima di diventare mamma? Andare in terapia e risolvere i miei problemi 

Andare in terapia prima di diventare mamma, risolvere i miei problemi prima di avere il mio frugoletto tra le braccia. Farmi aiutare da qualcuno ad accettare il fatto che la gravidanza non fosse arrivata spontaneamente. Analizzare a tavolino il percorso di PMA che ci ha consentito di arrivare a nostro figlio e digerirlo per bene. 

Affrontare, adeguatamente supportata, il rischio di aborto durato molto mesi sapendo rispedire al mittente frasi del tipo “anche se lo perdi, non importa!” Mio figlio non è mai stato una chiave che se lo perdi, pazienza, cambi la serratura. Perdere un figlio, anche quando è solo una lenticchia (per tanti mesi lo abbiamo soprannominato così) dentro la pancia, è comunque un lutto e non c’è battuta che tenga, nemmeno quella fatta per cercare di tirare su il morale. 

Sono certa che la terapia mi avrebbe aiutato a prendere le distanze da chi mi ha fatto male… da chi ha ferito me, la mia relazione, i miei difficili primi mesi nel ruolo di mamma

3 commenti
  • Silvy
    RISPOSTA

    Ci vuole collaborazione con altre mamme a turno si accudisce anche il figlio dell’amica in modo che si possa uscire fare la spesa andare dal parrucchiere……bisogna creare gruppi di autosostegno non ragionare sempre individualmente.
    Se non esiste un gruppo così crealo ci saranno tante soddisfazioni ci si può sostenere a vicenda scambiarsi oggetti, vestitini, uscire insieme…..

  • Chiara
    RISPOSTA

    Io per fortuna ho una suocera che ci aiuta appena glielo chiediamo, anche se caratterialmente capita che abbiamo qualche contrasto.
    Ti racconto però cosa aiuta me e la mia famiglia di origine, la cui situazione mi ricorda molto la tua (salvo che sono figlia unica).
    Io porto spesso mia figlia dai miei e io e mia madre ci scambiamo negli accudimenti: io seguo mio padre e lei gioca con mia figlia. Questo non mi aiuta a smaltire le lavatrici che mi aspettano a casa, ma ha diversi benefici: mi fa sentire utile con la mia famiglia d’origine, anche se non ho molto tempo per aiutarla; mia madre e mia famiglia hanno costruito un ottimo rapporto negli anni che reputo prezioso per entrambe; occuparsi continuamente della stessa persona è sfiancante e ripetitivo, invece questa alternanza dà comunque un minimo di ricarica mentale, perché per 2-3 ore sia io che mia madre abbiamo svolto incarichi nettamente diversi da quelli quotidiani.
    In ogni caso i primi anni con un bambino sono completamente assorbenti, ti assicuro che piano piano la situazione migliora e anche la tua energia e concentrazione sul lavoro recupereranno nuovo vigore.

  • Chicca
    RISPOSTA

    Cara… quanto ti capisco!
    Dopo che ho avuto il mio piccolo anche mia mamma si è allettata e dopo 6 mesi si è spenta…
    E stato straziante, sono stati pesanti i primi sei mesi, che invece di godermi il mio piccolo, stavo tutto il giorno con mia mamma ad accudirla insieme al mio bambino, fortuna c’era mio fratello ma era pesantissimo ugualmente.
    Poi mia mamma è mancata ed è stato un baratro. I suoceri inesistenti, ma già lo sapevamo.
    La prima frase di mia suocera dopo aver partorito è stata che non potevo aspettarmi che il parto fosse una passeggiata, perché non lo era…
    Ma fortunatamente anche mio marito ormai la vede per ciò che è: una donna stupida e vuota, che c’è solo quando le fa comodo o per farsi vedere, morale: suo nipote lo vede veramente poco.
    Sono stata depressa per più di un anno, con un bimbo piccolo da accudire, casa, spesa, cibo, tutto io e mio marito. ma poi è andata meglio, lui è cresciuto e noi, io anche.
    Ho fatto un percorso psicologico, che mi ha portata a vedermi per ciò che sono, forte e capace e non solo una sfigata senza mamma e senza aiuti.
    Ora vedo tante mamme “bambine”, con questi figli accuditi solo dai nonni e loro lì con le loro facce ancora da 12enni in balia della vita e mi dico che allora va bene la mia stancante vita, il mio percorso infinito di crescita, le mie prese di consapevolezza, perché quelle le ho acquisite grazie alle esperienze. E vedo mio figlio che è stupendo, dolce, attento, già grande per la sua età e capisco che da sola ho fatto e sto facendo un ottimo lavoro.
    Per la maggior parte del tempo è difficile ma non credo sarà sempre così, vedremo. Per ora ci arrabattiamo e mangiamo ogni tanto qualche surgelato per far prima 😉
    Tanti baci a te!

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