Sono dell’idea che lamentarsi quando qualcosa non va o ci rende infelici sia doveroso, oltre ad essere “sano”. Rimanere nelle situazioni che ci fanno soffrire o che non sono giuste per noi é dannoso, oltre ad essere profondamente ingiusto. Non mi sto nemmeno riferendo a quei momenti di vita duri, ai problemi di salute, insomma. a tutte quelle situazioni in cui lamentarsi è “il minimo” che si possa fare.
Parlo di altro. Mi riferisco alla lamentela per il gusto di lamentarsi, su tutto o quasi tutto. Del trovare sempre il problema negli altri, nei comportamenti altrui, nelle cose che ci mancano, nel vivere il presente con lo sguardo perennemente rivolto al passato, ricercando nel presente quello che non si potrà più avere e non perché qualcuno te lo nega, ma perché semplicemente, il tempo é passato e quel tempo non torna più.
Quando diventi genitore é come se nella tua vita si segnasse una linea di demarcazione ancora più netta con il passato, ancora più forte. E non perché i figli siano arrivati per toglierti quello che avevi, ma perché inevitabilmente cambiano le priorità, ma questo si è sempre saputo. C’è chi poi ha il privilegio di poter ritagliarsi qualche momento per se stesso, perché ha semplicemente qualcuno di fianco che gli dà una mano a farlo, o ha la disponibilità economica per farlo, e c’è chi non ce l’ha, e ne risente forse di più. Ma detto questo, se sei incline alla lamentela, a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, non c’è aiuto che tenga, perché il problema è dentro di te, nella tua insoddisfazione. Una volta soddisfatto un desiderio, ci sarà sicuramente modo di lamentarsi di altro. E così via, all’infinito.
C’è chi ad esempio attribuisce (sbagliando prospettiva) all’essere genitore la privazione di diverse possibilità: sicuramente i primi anni non puoi andare a vederti un’opera di tre ore a teatro, o prendere tre voli intercontinentali al mese, ma quando i bambini crescono c’è molto che si può fare insieme, godendosi anche la vita. Il punto è sapersela davvero godere, la vita, accettando che non é più quella di prima. Ma questo non significa che non possa essere meglio di prima nel suo essere diversa.
Come lamentarsi distrugge le relazioni
Mettiamo che in famiglia qualcuno abbia cercato di organizzare qualcosa di carino da fare per tutti: una giornata da qualche parte, per esempio. Mettiamo che quel qualcuno che la organizzava ha impiegato del tempo per farlo, ha prenotato qualcosa, ad esempio. Insomma, in poche parole pensava di fare qualcosa che potesse fare stare bene tutti. Bene, poniamo il caso che si verifichi un qualsiasi minimo intoppo: in giro il bambino inizia ad essere stanco e cambia umore, non c’è posto al ristorante, qualsiasi piccolo inconveniente di quasi nessuna rilevanza, che possa minimamente cambiare il corso della giornata.
Mettiamo anche che da qui, si inneschino una serie di lamentele: “Eh, tuo figlio fa sempre così”, “Adesso non troveremo più un altro posto”, varie ed eventuali. Sono solo esempi questi, per dare una semplice idea di quanto sia semplice a fronte del nulla, mettersi di cattivo umore e rendere di cattivo umore anche chi ci sta affianco, che magari era animato dalle migliori intenzioni.
Come si sentirà chi ha organizzato quella giornata? Frustrato e poco apprezzato sulle prime, assolutamente disincentivato ad organizzare altro nel lungo periodo. Un atteggiamento di buona volontà è essenziale in ogni tipo di relazione; percepire che i nostri sforzi vengono capiti e apprezzati ci motiva a fare sempre di più a dare di più. Al contrario, avere di fianco chi sappiamo che comunque troverà sempre qualcosa da ridire alla lunga (e nemmeno troppo) ci demotiva e ci allontana. Alla lunga, in modo irreparabile. Chi può avere ancora voglia di compiere tutti quegli atti generosi che favoriscono la relazione sapendo che non vengono apprezzati?
Come si sentirà chi vive di fianco a persone sempre scontente? Verosimilmente non si sentirà mai all’altezza, anzi forse finirà per sentirsi parte dei motivi di quell’infelicità. Stessa cosa vale per i figli nel lungo periodo: quale figlio sta volentieri vicino a un genitore che ha sempre da ridire? Mostrare apprezzamento per chi ci sta vicino, “onorare” il presente con i suoi piccoli e grandi regali forse é l’unico vero modo di prendersi cura di un rapporto. In realtà lamentarsi non fa che scaricare sugli altri la propria infelicità.
Chi si lamenta per esempio del poco tempo che ha dopo i figli, ad esempio di dedicarsi poco alla lettura, quanti libri leggeva prima? Chi si lamenta di non poter fare sport, quanto ne faceva prima? Chi si lamenta della scarsa vita sociale, quanti amici aveva prima? Chi vive guardando indietro con nostalgia agli anni che furono dimentica un dettaglio: il tempo sarebbe trascorso comunque. Quelle persone e quegli anni rimangono nel passato. Prima di lamentarci di cose inutili, pensiamo a come fare per porre rimedio: é molto meglio agire per provare a cambiare anziché rovinare il buono che abbiamo.
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