A mio nonno

1024 683 Stancamente Mamma

In piedi fuori dall’asilo o da scuola mezz’ora in anticipo con la pioggia, con il sole e con il borsone per andare a danza. Rimasto solo troppo presto e certamente non in buona salute, mio nonno si era attaccato al suo ruolo con una determinazione che solo oggi riesco a vedere per quello che era, amore e niente di meno.

Aveva imparato a pettinarmi i capelli per andare a danza, e gli venivano male, così qualche mamma lo aiutava e faceva lei quelli chignon pieni di lacca e forcine. Gli stavano vicini i suoi amici di una vita, ogni tanto quando probabilmente era giù, lo raggiungeva fuori dalla mia scuola anche il suo amico di sempre, e ci fermavamo al bar insieme.

Passavamo i pomeriggi a fare barchette di carta che immediatamente facevo affondare nell’acqua della vasca, per ore mi raccontava le sue storie mentre si stirava le camicie, mi diceva sempre con orgoglio che sapeva cavarsela da solo. E poi ascoltavamo una gran quantità di dischi, di ogni genere. Vieni che ti insegno. Da ballerino di boogie senza mai aver frequentato una scuola, aveva uno spiccato senso del ritmo.

So tutto di Milano nel dopoguerra, vista con gli occhi di un bambino, i suoi. Non era perfetto, anzi, era a dirla tutta quanto di più lontano dalla perfezione ci fosse, ma non ho mai dimenticato tutto l’amore che a suo modo mi ha dato. Avrebbe avuto anche mille buone ragioni per tirarsi indietro da quegli impegni quotidiani con una bambina così piccola, invece no, era sempre in prima linea. E come lui ha tenuto la mia mano esile di bambina tra i prati nel parco, o nel nebbione milanese di tanti anni fa, io ormai ragazza ho tenuto la sua, dicendogli grazie fino all’ultimo e sgretolandomi nel vedere quanto fosse fragile quell’uomo che io vedevo invece come una roccia.

Quante volte vorrei sentirmi ancora chiamare dalla finestra, oggi, a differenza di quando ero un’adolescente, non mi imbarazzerei più nel sentire urlare il mio nome.

Auguri a tutti i nonni, anche a quelli che rivivono mille vite nei nostri pensieri, nei nostri racconti e nell’abisso dell’anima.


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