Ma così lo fai annoiare! Perché quello che facciamo per i nostri figli non sembra mai abbastanza?

1024 689 Stancamente Mamma

Da sei anni sono mamma, e da sei anni convivo con una sensazione, che nel tempo è diventata una certezza: quello che facciamo per i nostri fogli agli occhi del prossimo non sembra mai abbastanza. Non lo dico per una sorta di vittimismo o perché cerco conferma nell’approvazione altrui, varie ed eventuali. Ma perché anche se non sei alla ricerca di nessun tipo di conferma da parte di nessuno, in qualche modo e in qualche circostanza ti verrà detto più o meno velatamente che quello che fai non é abbastanza. Faccio un esempio concreto. Ieri ho avuto un confronto con mia mamma, e spesso mi é capitato questo tipo di tema anche con altre persone.

Scenario: domenica piovosa, tante cose da fare in casa lasciate indietro nelle giornate precedenti ma che comunque reclamano attenzione. Compiti di prima elementare da ultimare (in settimana tra orari e sport é molto più complicato fare le cose bene e soprattutto con un minimo di calma) . Stanchezza generale, data dall’ennesima sveglia prestissimo anche durante il weekend. Considerando che venerdì pomeriggio siamo andati a vedere uno spettacolo a teatro e sabato a un lavoratorio di costruzioni che mio figlio adora, mi é venuto spontaneo dire: “Oggi rimaniamo a casa, facciamo le nostre cose con calma“.

“Ma poverino, così lo fai annoiare”. Bambini, noia e sensi di colpa che non esistono

A quel punto, a confermare per la milionesima volta la sensazione che quello che facciamo per i nostri figli non sembra mai abbastanza interviene mia mamma che era lì: “Ma poverino, sono solo le tre del pomeriggio, ma così lo farai annoiare“. Posto il fatto che mio figlio durante la settimana ho spesso la preoccupazione che faccia anche troppo e il weekend praticamente da sempre vive al parco, o in giro per teatri e musei, mi sono domandata da dove nascano le assurde pretese verso la nostra generazione di genitori. Sì, assurde pretese, sottoscrivo.

Quando ero una bambina, non ho memoria dei miei genitori che giocavano con me. Non lo dico per muovere qualcuno a compassione, ma é la verità. E sono figlia unica, quindi non avevo certamente nessuno a farmi compagnia o con cui condividere i giochi. I miei genitori mi hanno voluto bene. Mio padre lavorava tantissimo, arrivava a casa alle otto di sera. Il weekend facevamo le cose che servivano per la settimana: la spesa al supermercato, qualche negozio di vestiti, ogni tanto mangiavamo la pizza con i genitori della mia amica del cuore. Certamente non ricordo i miei genitori a scervellarsi per trovarmi teatri, laboratori, attività per bambini, varie ed eventuali. E non me li ricordo nemmeno trascorrere interi weekend attorno a uno scivolo e all’altalena, se devo essere sincera. Questo va detto, la mia noia non é mai stata una gran preoccupazione per nessuno. Mi trovavo da fare e fine della storia.

Ero io che mi adeguavo alle esigenze della famiglia e andavo dietro dappertutto (possibilmente senza rompere troppo le scatole), certamente non il contrario. Non so se fosse giusto o sbagliato, sicuramente le vie di mezzo come ogni situazione non sono mai una cattiva idea, ma tant’è, era così. Ora però, “negare” al proprio figlio l’ennesimo, il milionesimo, pomeriggio di attività “da bambini” per fare cose in casa che in realtà sono utili a tutta la famiglia sembra un torto che non é più ammesso. E non dai bambini, che certamente non ne hanno colpa, da chi ci sta attorno.

Il rischio di mettersi all’ultimo posto: che venga dato tutto per scontato

Il risultato qual é? Che per non replicare i modelli del passato, spesso succede che esageriamo nel senso opposto, e quando esageriamo nel senso opposto, il rischio é uno ed é tangibile: che venga dato tutto per scontato. Diventa “ovvio”, il “minimo” che si possa fare. Ma inutile dire che non é così, e soprattutto non é giusto che venga percepito come tale.

In realtà l’aspetto che mi fa più paura é un altro e farò del mio meglio affinché non accada. Il solo pensare che un figlio possa crescere e diventare un adulto con l’assurda ed errata percezione di esistere solo lui. A volte dire no, dire oggi mamma e papà sono stanchi, significa passare un messaggio molto più importante del negare o meno l’ennesima uscita, significa dire tu vivi in una famiglia, in una micro comunità, in cui contano anche i bisogni altrui. Tu sei il più piccolo e i tuoi bisogni sono tenuti in massima considerazione, ma per essere felici insieme dobbiamo star bene tutti. Significa rendersi conto che anche i grandi possono avere da fare e non poter rimandare, che anche un adulto può semplicemente svegliarsi con il mal di testa, o che debbano esserci altre cose da fare che non sempre possono aspettare. Non é la noia il problema, ma far passare il messaggio che per vivere bene insieme agli altri é necessario rispettare i bisogni di tutti. Sì, anche degli adulti.

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4 commenti
  • Anna
    RISPOSTA

    Sono d’accordissimo. Con i nostri figli ci siamo regolati così, priorità alla scuola, compiti compresi, poi lo sport, poi quel che si riesce a fare considerati gli impegni (e le stanchezze) di tutti.
    Non è andata malaccio (ora hanno 19 e 15 anni).

  • Nicoletta
    RISPOSTA

    Io penso che i bambini abbiano diritto ad avere del tempo non organizzato, perché attraverso la “ noia” hanno la possibilità di inventarsi un gioco, di fare delle scelte, di leggere e disegnare e perfino di…pensare.i bambini sono molto più creativi di quanto noi pensiamo ma anche loro, come noi, hanno bisogno di avere tempo.
    I miei figli, ora genitori, hanno avuto molto tempo libero e non si sono mai annoiati.
    Oggi sono adulti “cresciuti” e soddisfatti.

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