Chi è la doula: intervista ad Alessandra Sorrenti

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Venga mamma, guardi qui, lo cambiamo così’. ‘Mamma, quando sarà a casa si ricordi di tornare al controllo’, ‘Mamma, le spieghiamo le posizioni per allattarlo venga qua’.

Ho messo piede alla nursery poco prima di essere dimessa dall’ospedale, quattro giorni dopo il parto. Ho percorso il corridoio in mezz’ora, respirando a fondo un passo alla volta e ripetendo a me stessa, ancora un passo, poi un altro, ce la fai. Percorrere qualche metro non mi è mai sembrato così difficile. Sono arrivata accaldata, stordita, dallo sforzo mi girava la testa.

Il bambino dormiva nella sua culla e le ostetriche davano a piccoli gruppi di neo-mamme i primi rudimenti per la cura del neonato. Venga, mamma, venga qua. Ascoltavo, sorridevo. Ma dentro di me pensavo che non riuscivo a stare in piedi, che non riuscivo a tenere nemmeno in braccio il bambino in piedi.

Tutte quelle informazioni, tutte insieme, sembravano un rumore di fondo. Dentro di me pensavo che non ce l’avrei mai fatta. Annuivo, ma non stavo capendo nulla.
Sono stata dimessa dopo quattro giorni, a seguito di un parto che stava finendo molto male. A questo aggiungiamo l’allattamento finito in mastite e il morale a terra. “Prenda il bambino, venga“. Lo tenevo in braccio e mi tremavano le braccia dallo sforzo, diventavo pallida e mi sentivo svenire. Faccio un po’ fatica, ho provato a dire piano, ma nessuno sembrava darci grande peso. “Ora lei ha un figlio, deve farlo per lui“. Dopo questa frase dell’ostetrica non mi sono mai più confidata con nessuno.

Postparto, quello che è stato per me

Ricevevo input continui su quello che avrei dovuto imparare a fare, mentre ricacciavo indietro le lacrime e mi sforzavo di fingere che andava tutto bene. Mi spiaceva per il bambino, perché non ero certo al mio massimo, per mio marito, che era al settimo cielo. Mi spiaceva per tutti, tranne che per me.
Non riuscivo nemmeno a trovare le parole per dirlo, perché le parole le affogavo in un masochistico senso di colpa.  Tutte hanno partorito e stanno bene, io no, non ci sono riuscita. Le mamme allattano, io no. Tutte sono riuscite a tenere il bambino in camera dal primo minuto, io non ho potuto nemmeno alzarmi.
Sono tornata a casa come un pugile che ne aveva prese troppe, con una gran rabbia e un senso di sconfitta che mi sono portata dietro a lungo. Per qualche assurda ragione, credevo fosse colpa mia.

Riesco a parlarne ad alta voce dopo quasi cinque anni. Forse perché con un po’ di distacco oggi riesco a guardarmi indietro e provare una immensa tenerezza per quella situazione. Oggi abbraccerei forte la donna che ero. Le direi che l’unica “colpa”, se proprio vogliamo usare questa parola che mi piace sempre meno, è quella di essere stata un po’ ingenua. Quella di aver guardato le pubblicità dei passeggini e aver dato per scontato che è “normale” uscire dall’ospedale fresca come una rosa, o certamente non così.  L’errore, se di errore possiamo parlare, è quello.

Ho sempre avuto l’idea, ampiamente sostenuta dagli stereotipi culturali dominanti, che avere un figlio fosse qualcosa di ‘naturale’, cosa che in parte è sicuramente, ma non per forza e non per tutte.

Non ero pronta alla batosta che sarebbe arrivata, non avevo idea di che cosa significasse prendersi cura di una piccola persona che dipende totalmente da te, quando tu stessa avresti bisogno come mai prima. Se mi guardo indietro non so dove ho preso la forza per scalare una montagna così ripida. Ho avuto la fortuna di avere di fianco un marito che ha capito, molte cose le ha capite anche senza che gliele dicessi. Ma anche il più empatico degli uomini può arrivare a tanto, ma non a tutto, ed è anche giusto così.

Avrei avuto bisogno di una donna che mi dicesse che sentirsi come mi sentivo io faceva parte del gioco, che poteva succedere. Di storie tramandate, di aneddoti, di consigli. Avrei avuto bisogno di una donna che mi indicasse la strada, senza stucchevole e ostentato ottimismo, ma con realismo e buonsenso.

Per un po’ di tempo ho pensato a come sarebbe andata se avessi avuto questo tipo di supporto. Per questo motivo ho deciso di intervistare una persona che è ogni giorno vicina alle donne, che le segue e le supporta con amore, competenza e rispetto. Ho conosciuto la doula Alessandra Sorrenti di Mondo Doula, seguendola sul suo canale Instagram e ho avuto immediatamente la percezione di una donna che aveva molto da raccontare. Così ho deciso di contattarla e di sapere da lei come si sentono oggi le mamme, di che cosa hanno bisogno. Quali sono i discorsi che non si affrontano. Come possiamo aiutarle.

Parlandole mi sono resa conto che la generosità che avevo colto leggendola è tangibile e reale. Mi ha dedicato due ore in cui non solo mi ha raccontato molto, ma ha saputo anche ascoltarmi. Ho ripensato per giorni alle sue parole, agli esercizi che propone alle mamme, per rielaborare e risolvere. Per uscire insieme dai muri che spesso costruiamo attorno alle nostre esperienze. Ora lo so. Se tornassi indietro, avrei bisogno di una persona come lei.

Alessandra Sorrenti doula

Alessandra Sorrenti, doula di Mondo Doula si prende cura di un neonato

Da dove nasce la passione per questo lavoro?

Questa è stata l’evoluzione di un percorso personale iniziato vent’anni fa. Appena laureata in lingue mi ero trasferita a Milano per lavorare nel reparto pediatrico di un grande ospedale. Ero segretaria scientifica e assistente del capo dipartimento, mi occupavo delle pubblicazioni del personale medico, rivedevo articoli in inglese, preparavo le presentazioni per i congressi internazionali e stavo in corsia con loro.  Da quel punto di vista così ravvicinato ed emotivamente coinvolgente ho condiviso per 8 anni l’impegno quotidiano che ogni persona dell’équipe – fosse o meno un sanitario – offriva nella sua competenza specifica alle famiglie e ai loro piccoli, alcuni appena nati. In momenti di estrema delicatezza e complessità di cura il lato umano era davvero messo al centro. La sinergia tra professionisti con lo scopo comune di sostenere e alleviare è stato un grande esempio che porto con me da allora.

Un giorno una mamma mi chiese di tenere in braccio la sua bimba. Voleva ritagliarsi un momento per riposare dopo tanti giorni di intensa presenza, di notti di riposo frammentato, di preoccupazioni che le si leggevano in viso. Le serviva uno spazio per fermarsi e ascoltarsi nelle sue necessità, per concedersi di staccare anche solo un attimo, per riprendere energia e continuare a occuparsi al meglio della sua piccola. Ho sentito che starle vicino in quell’istante era un modo concreto, delicato, semplice eppure efficace di esserle utile. Poteva chiedere aiuto senza esporsi a un giudizio e senza dover dare spiegazioni, certa di trovare una persona che la sostenesse. E io ero lì, in quel vuoto con un bisogno da colmare, tutta per lei.

Erano i primi anni Duemila e non si sentiva quasi parlare della figura della doula, almeno non in Italia. Sono tornata nella mia Liguria nel 2009, portando con me la voglia di “esserci”, di dare ascolto, di stare accanto a chi vive l’esperienza della gravidanza e della maternità, declinata nelle sue tante sfumature.

Ho continuato a frequentare cerchi di donne per anni, approfondendo la spiritualità e la ciclicità femminile, appassionandomi a tecniche di massaggio, shiatsu e medicina cinese finché nel 2016, a un corso per diventare facilitatrice di tende rosse, ho incontrato in un colpo solo ben tre doule! Dunque esisteva già una figura che incarnava quello che sentivo e che volevo essere… e da allora, trovato il mio sentiero, non mi sono più fermata…

Quali sono i principali problemi dopo il parto?

Il parto è indubbiamente un grande spartiacque nella qualità dell’attenzione alla donna in gravidanza. Ci si concentra molto sul “pre” (corsi pre-parto, pre-parazione degli spazi in casa, pre-occupazione per aspetti materiali e pratici…elementi indubbiamente anch’essi importanti), a discapito del dopo, come se una volta nato il bambino il grosso del lavoro fosse stato fatto e la strada diventasse magicamente in discesa.

Lo stato “interessante” tende a esserlo sempre meno e alcune neomamme si ritrovano a gestire la loro nuova vita con un neonato che dipende in tutto da loro, momentaneamente smarrite nella situazione e in ciò che provano.

Naturalmente non nello stesso modo e non tutte, ma molte di loro possono sperimentare senso di solitudine, stanchezza fisica, mancanza di sonno, gestione di un corpo in trasformazione che non si fa ancora riconoscere allo specchio, dubbi sulle proprie capacità di prendersi cura del bebè, problemi di un avvio d’allattamento magari non immediato, ritmi di vita necessariamente da ricreare, equilibri di coppia che si modificano, confronto con le altre donne e con immagini patinate proposte dall’esterno e, come bonus se non ce ne fosse già abbastanza, il diventare bersaglio di una pioggia di commenti talvolta banali e non richiesti persino da perfetti sconosciuti.

Mamme, avete tutta la mia comprensione e ammirazione per quello che affrontate! Quante volte ci si sente chiedere dall’ennesimo visitatore: “Il bambino ha mangiato, dormito, fatto il bagno, sta bene?” E quanti si preoccupano invece di domandarlo proprio a voi, di verificare che per prime abbiate trovato un pasto caldo pronto, il tempo di riposare o di farvi una doccia? Il benessere del nuovo arrivato passa e viene attraverso la sua mamma, anche lei appena nata. Dedicarle altrettante attenzioni mirate mi sembra la chiave giusta per affrontare il post parto… e le doule si impegnano a farlo, mettendosi in contatto con aspettative, preoccupazioni, crisi, come con i momenti di profonda bellezza e meraviglia, riconoscendo il reale di ognuna delle donne che hanno modo di affiancare.

Perché ogni mamma è unica e non deve essere lasciata sola.

 

Come è cambiata la società nei confronti delle donne?

“Vedere” le donne – nel nostro caso ancor di più quelle che diventano mamme-  è fondamentale e le doule lo sanno bene. Nella storia del femminile, nel vissuto quotidiano sono intrecciati l’aspetto personale e quello collettivo. La società ha la responsabilità di dedicare attenzione alla maternità, di offrire e garantire alle famiglie servizi efficienti e sostegno.

Il villaggio necessario per crescere un bambino è quello che si occupa anche della madre a tutti i livelli, è fatto di singole persone e di istituzioni che non devono proporre giudizi o scelte stringenti soprattutto se non desiderate, per dirne una tra famiglia e lavoro (penso alle decine di migliaia di donne che si sono licenziate nell’ultimo anno e mezzo per far fronte alla gestione domestica). A mio modesto parere, è il benessere della singola mamma (e di ogni persona) che fa germogliare e crescere al meglio gli individui di una società in buon equilibrio.

 

Tu lavori anche all’estero. Come vedi la situazione italiana rispetto a quella europea rispetto al sostegno delle mamme?

Abito vicino al confine francese e alla Costa Azzurra, è una opportunità unica per incontrare famiglie straniere e parlare di vita e nascita in inglese, francese, spagnolo… ammetto di godere di una posizione privilegiata che mette a contatto con abitudini, culture, rituali diversi: ho imparato ninne nanne in 4-5 lingue e a cucinare ricette di piatti che le mamme amano e che profumano di casa, se sono lontane dal loro paese d’origine.

Questo mi permette di conoscere e confrontare i servizi offerti in realtà nazionali differenti. A fine settembre ho partecipato ai tre giorni online della European Doula Network Conference: un’occasione di incontro con decine di colleghe di più di 20 paesi europei, per fare il punto sullo “stato dell’arte” dello stare accanto alle mamme. Alcune nazioni hanno una più lunga tradizione di presenza delle doule come figure professionali note e ricercate. Noi colleghe italiane non possiamo che continuare con impegno sullo stesso percorso per essere ancora più ri-conosciute e presenti.

 

Che tipo di mamme si rivolgono a te?

Ho incontrato donne di età varia, incinte, nel post parto, al primo figlio o con altri bambini. Alcune erano nella fase di ricerca della maternità, altra avevano vissuto un lutto perinatale. La vita si declina in tutte queste forme…

L’ultimo periodo mi ha permesso poi di stare virtualmente insieme a persone da tutta Italia e dall’estero, annullando distanze altrimenti impossibili da colmare.  

Non esiste un identikit standard della mamma o l’elenco completo delle sue possibili richieste, come non ce n’è uno per tutto quello che può offrire una doula. Si va dalla donna che preferisce parlare, essere ascoltata, vista, legittimata in quello che prova, a quella che desidera rilassarsi e ama meditazioni e visualizzazioni, a un’altra che vuole essere accompagnata a fare le visite di controllo, oppure per cui puoi organizzare un blessingway (un incontro con le donne care della sua tribù fatta di donne di famiglia e di amiche per celebrarla prima del parto).

Qualcuna può chiedere di affiancarla nel periodo postnatale perché il rientro a casa parta ben organizzato e nel modo più confortevole, per avere chi si occupi della gestione di pasti, casa o di altri figli, per essere rincuorata mentre fa il primo bagnetto o la prima passeggiata all’aperto, tutto perché possa accorgersi di essere padrona delle sue risorse di accudimento e possa riconoscersi che sta facendo bene, che è una brava mamma.

Ad alcune si propone la rielaborazione del parto, se sentono importante ripercorrere la loro storia, dando al racconto dell’esperienza nuova luce e intensità… e potrei citare tante altre attività. Personalmente mi paragono a una scatola di pastelli colorati: mi “porgo” alla mamma per aiutarla a raccontare e descrivere chi è, cosa sta vivendo, cosa vorrebbe, per dare colore a qualche giorno che è uscito un po’ più cupo degli altri o dare sfogo alla bellezza che ha creato e che custodisce con amore.

Coltivo i desideri con delicatezza e “scelta” è per me una parola sempre importante da offrire, perché ognuna possa cercare e trovare quel qualcosa che la rende più serena e favorisce il suo benessere. Può addirittura essere semplice come tenerle d’occhio il bimbo mentre riesce a riposare qualche ora. E se per qualche motivo io non potessi essere disponibile o non mi occupassi di quello che le serve, la posso aiutare a trovare un’altra collega o la figura adatta.

Le doule fanno rete sul territorio! Per questo mi sento di dire che avere una doula non è un lusso per poche: la sua presenza è una possibilità modulabile sulle proprie esigenze. Se volete fare un gesto davvero utile per una mamma, invece dell’ennesima tutina o del kit da 20 biberon, offritele qualche ora con una doula. Vi assicuro che siamo un regalo molto gradito!

 

Quali sono i primi segnali della depressione postparto e come aiuti le mamme ad affrontarla?

Come doule non poniamo diagnosi, è un compito che non spetta alla nostra figura non sanitaria. Il nostro stare con le mamme è fatto di cuore, testa, braccia, occhi. Impariamo a sentire i loro silenzi, a percepire gli umori, osservandole con discrezione nella loro quotidianità, prendendoci cura delle loro necessità, sollevandole dalle mansioni pratiche. Soprattutto parliamo con loro, le ascoltiamo senza giudicare, rivelano aspetti profondi, nascosti, preziosi.

Se mi trovassi di fronte una neomamma che nei giorni o nelle prime settimane dopo il parto sembra provare disinteresse per il bambino, per se stessa, che appare eccessivamente preoccupata, ansiosa, soggetta a sbalzi di umore immotivati a o crisi di pianto prolungate, mettendo in dubbio cosa fa e le sue capacità…ecco, mi fermerei con più attenzione a raccogliere i suoi segnali. Mi metterei accanto a lei e con delicatezza le chiederei come si sente davvero, cosa vorrebbe fare, se ha voglia di condividere cosa prova, di dare una forma a quella nuvola che le sta coprendo la luce.

Si sta col vissuto vero della mamma, con l’emozione che c’è, che sia luminosa o in penombra. Non la si lascia sola, la si incoraggia a chiedere, cercare aiuto e ad accettarlo e si può invitare chi le sta accanto a fare altrettanto.

 

Che tipo di formazione ha una doula?

Posso parlarti della mia. Mi sono diplomata alla Scuola delle Doule dell’Associazione Mondo Doula (www.mondo-doula.it) che esiste dal 2008 ed è la scuola di formazione italiana di più lunga esperienza. Ben 1000 donne hanno iniziato qui il loro percorso, che è in primis un viaggio personale trasformativo e potente. Chi lo desidera e lo sente adatto per sé può concludere l’iter con supervisioni, tirocini, esame e tesina finale e farne una scelta professionale. Ci affianchiamo alle donne nei momenti in cui lo desiderano a partire  dalla ricerca della gravidanza, all’attesa, al post parto fino all’anno di vita del bambino.

I corsi della durata di 9 mesi offrono un approfondimento su moltissimi temi legati a gravidanza e maternità, sia in presenza nelle maggiori città italiane su tutto il territorio, sia online (solo quest’anno sono state organizzate ben 6 edizioni in modalità virtuale). La formazione prosegue anche dopo la scuola con la partecipazione a numerosi corsi monotematici che le doule ordinarie e professionali seguono per continuare ad approfondire le loro conoscenze e aggiornarsi.

Negli ultimi due anni – con corsi preparto saltati, ospedali chiusi, restrizioni varie – da doule di cuore che siamo abbiamo scatenato la fantasia e creato nuovi modi di stare vicino, trasformando e rimodulando la nostra presenza accanto alle mamme. Abbiamo pensato a spazi di ascolto telefonico ogni giorno della settimana con doule di ogni regione (con le campagne Pronto Doula e Pronto Mamme) e proposto cerchi online, tutti completamente gratuiti. Abbiamo dedicato spazio alle pagine social su Facebook e Instagram a livello nazionale e locale arricchendole regolarmente di contenuti, per informare meglio sulle iniziative sul territorio ed essere più capillari nel farci trovare. Ci sono infine doule coinvolte in progetti di regioni o comuni, o che vanno in aiuto a madri straniere o in situazioni disagiate…

La risposta importante avuta dalle mamme ci ha confermato che c’era e c’è estremo bisogno di contatto, di scambio, di socialità non vuota ma attenta e concreta.

Per me essere doula,  in special modo di Mondo Doula di cui sottoscrivo il codice etico, significa incarnare un ruolo sociale di vicinanza e dolce cambiamento. Ci metto passione, allegria, serietà, umiltà e gentilezza, provando poi gratitudine e immancabile affetto per chi ho l’onore di affiancare in questa esperienza travolgente, meravigliosa e impegnativa del mettere al mondo un bambino. Rispettarla e onorarla è fondamentale perché la vita vada avanti al meglio. Per tutti

 

 

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