I mesi della gravidanza bene o meno bene che siano andati sono difficili da dimenticare. Io ricordo come se fosse ieri il brivido di freddo del gel delle ecografie, lo scricchiolio della porta dello studio del medico, i vestiti che non entravano più.
La valigia aperta in salotto che è rimasta vuota quasi fino all’ultimo giorno.
Ricordo mesi in un limbo tra quello che eri e non sei più e l’ignoto, la vita che affronterai che puoi solo immaginare. Ricordo i dubbi, le foto ricordo davanti allo specchio e la fatica che facevo per percorrere la solita strada, interminabile per arrivare al corso preparto.
Non mi ci sono iscritta con grande slancio devo dire la verità, però da figlia unica che non ha mai visto cambiare un pannolino in vita sua, sapevo di aver bisogno di avvicinarmi a tutti i temi che mi avrebbero interessata così da vicino, tanto per avere un’infarinatura.
Il corso lo tenevano un’ostetrica e una doula, che è una figura di cui prima di allora non avevo mai sentito parlare, di accompagnamento alla mamma durante la gravidanza, il parto e il puerperio. Ho superato la mia reticenza ad andare proprio grazie all’atmosfera piacevole che si respirava: c’erano grandi cuscini per terra, un piacevole profumo di lavanda, luci soffuse. Si parlava per un’ora e mezza circa e ci si tratteneva sempre oltre l’orario proprio perché era bello condividere, parlare di nomi, di colori della cameretta, di allattamento, del piano del parto.
Avrò sentito pronunciare la parola naturale infinite volte in quegli incontri: l’allattamento, tanto per cominciare è naturale, senza dubbio.
Il parto poi, il “vero” parto, è quello naturale, perché convincetevi donne, voi siete perfettamente in grado di partorire.
Naturale sarà anche poi una volta arrivati a casa trovare un nuovo equilibrio in famiglia, perché gli equilibri si sa, si perdono e poi si ritrovano, basta congelare prima di partorire un po’ si sugo in frigorifero per scongelarlo a casa all’arrivo e organizzarsi. Perché anche l’organizzazione, suvvia, si mette a punto. E poi mi raccomando, dormite quando il bambino dorme, lasciando perdere la casa. Anche questo è fattibile per una settimana forse, ma prima o poi se non si ha qualcuno che lo faccia, qualcuno dovrà fare una lavatrice o dare una riordinata. Ma in quel momento è bello credere a tutto.
E poi, ultimo ma non di importanza: il pianto del neonato. Questa forse è la parte migliore. Sarà naturale anche questo, come tutti gli aspetti sopra, capire perché e come fare.
Perché la mamma, lo sa. Lei e proprio lei, quella che sa partorire se vuole, quella che sa allattare perchè da millenni si allatta, ancora lei, intuirà presto e bene come calmare il suo neonato.
Che meraviglia, ho detto a me stessa, per come la raccontano saprò fare tutto, come tutte le donne. Perché tutto è naturale e innato.
Poi però il corso preparto è finito, come i miei nove mesi di gravidanza e ho scoperto una realtà diversa, sulla mia pelle.
Per prima cosa ho scoperto che forse tutte sanno partorire, ma non io. Infatti sono finita a rischiare la pelle in un cesareo d’emergenza dopo undici ore attaccata alla peridurale.
Poche ore dopo ho scoperto anche che tutte allattano, ma evidentemente io non ero capace nemmeno di quello, perchè avendo avuto un parto da cui sono uscita a pezzi, non avevo nemmeno le forze di alzarmi in piedi, e non le avute molto a lungo. La magia dell’allattamento si e conclusa bruscamente con la mastite, febbre a 40 e un bel biberon di latte artificiale.
Tra le lacrime, le mie.
Poi sono tornata a casa, distrutta fisicamente ed emotivamente, e ho fatto un’ulteriore grande scoperta: ho scoperto che non ci capivo niente del pianto del bambino, soprattutto quando la sera, ogni benedetta sera, iniziava a piangere disperato alle 8 e finiva alle 11 e sembrava che nulla lo calmasse. Di tutto quel magico e mistico potere femminile, io non ho ho mai saputo nulla, personalmente.
Quello che ho provato, invece, è stata solo una immensa rabbia e un grande senso di presa in giro. Uscita dall’ospedale come un pugile tramortito, ho cominciato a farmi tante domande, soffocate tra i sensi di colpa e un enorme, ingiusto, senso di inadeguatezza che mi ha accompagnato per parecchi mesi.
Non ho saputo partorire, non ho saputo allattare, mi sento a pezzi. Guardo il bambino e non so da che parte iniziare. Di tutto ciò che mi avevano garantito che sarei riuscita a fare perché è quasi ovvio che vada così, non ero riuscita a fare proprio un bel niente.
Cuoricini, dolcezza, luci soffuse e profumo di lavanda erano svaniti come neve al sole e fare pace con tutto questo è stato un compromesso e un passaggio lento e doloroso di cui parlo più o meno serenamente dopo 4 anni.
Ho pensato per mesi, mi sono chiesta senza trovare mai risposta perché ci prendano in giro, perfino le altre donne. Certo per fortuna non tutte hanno questo vissuto e questi ricordi, ma forse le mamme andrebbero preparate anche alle evenienze peggiori, con le giuste parole, senza inutile terrorismo, ma diciamo la verità, perché tanto ci si sbatte contro e fa ancora più male.
Parti che non sono quelli che si sognavano, allattamento difficile o fallimentare, ritorno a casa disastroso.
Bisognerebbe smettere di fare passare tutto come semplice e naturale, perché quando la realtà delude pesantemente l’aspettativa, il risveglio dal sogno può rivelarsi troppo brusco da sopportare, accompagnato dalla zavorra del senso di colpa, perché tutte sì, ma io no.
Non ne ho mai parlato, perché non se ne parla mai, e non parlandone mai continuiamo a perpetrare stereotipi di perfezione inesistenti. Continuiamo a raccontarci che siccome accade da millenni diventare mamma è un passaggio naturale, facile e indolore. Sarebbe bello che fosse così, ma non sempre è vero.
A me è successo questo: ho guardato negli occhi mio figlio per la prima volta, ho visto l’immenso, la bellezza e una responsabilità che mi ha fatto sentire piccola, come mai prima. Lo amo più della mia vita, ma io non sono stata mai più la stessa. Avessi saputo prima che tutto questo può accadere e soprattutto che può accadere tutto insieme, avrei rimuginato molto meno e mi sarei sentita più pronta.
A volte si pensa che la sincerità tolga magia, invece spesso ci aiuta semplicemente ad arrivare meno impreparati ai grandi cambiamenti della vita.
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Antonella
Ho una bambina che ha poco più di quattro mesi e mezzo, sono una primipara parecchio attempata, quando la mia bambina non aveva neanche due mesi ho perso mia madre, dopo più di tre orribili settimane di ricovero in ospedale.
La mia bambina è meravigliosa ma ci sono momenti in cui mi sento persa. Vorrei essere serena e godermi mia figlia eppure non sempre riesco. A volte penso con tristezza che sarebbe dovuto essere uno dei periodi più belli della mia vita ed invece, fino ad ora, è stato molto duro.