Quando ero una bambina, non ho memoria dei miei genitori che giocavano con me e non ho memoria delle attività per bambini. Non lo dico per muovere qualcuno a compassione, ma é la verità.
E sono figlia unica, nata e cresciuta in una grande città, quindi non avevo certamente nessuno a farmi compagnia o con cui condividere i giochi, tranne quelle volte in cui invitavo qualcuno a casa mia o andavo a mia volta.
I miei genitori ci sono stati per me. Mio padre lavorava tantissimo, arrivava a casa alle otto di sera.
Il weekend facevamo le cose che servivano per la settimana: la spesa al supermercato, qualche negozio di vestiti, ogni tanto mangiavamo la pizza con i genitori della mia amica del cuore.
Certamente non ricordo i miei genitori a scervellarsi per trovarmi teatri, laboratori, attività per bambini, varie ed eventuali, questo lo dico per certo. E non me li ricordo nemmeno trascorrere interi weekend attorno a uno scivolo e all’altalena, se devo essere sincera. (Non dico che sia giusto, anzi, a me avrebbe fatto piacere).
Questo va detto, la mia eventuale noia non é mai stata una gran preoccupazione per nessuno, tantomeno qualcosa da riempire con miriadi di attività per bambini. Mi trovavo da fare, fine della storia. Ero io che mi adeguavo alle esigenze della famiglia e andavo dietro dappertutto (possibilmente senza rompere troppo le scatole), certamente non il contrario. Non so se fosse giusto o sbagliato, sicuramente le vie di mezzo come ogni situazione non sono mai una cattiva idea, ma tant’è, era così e l’ho sempre presa come dato di fatto.
Ora però, “negare” al proprio figlio l’ennesimo, il milionesimo, pomeriggio di attività “da bambini” per fare cose che in realtà sono utili a tutta la famiglia, lui compreso, sembra un torto che non é più ammesso: “Ma così lo fai annoiare!” E non dai bambini, che certamente non ne hanno colpa, da chi ci sta attorno. Così facendo, anche i weekend hanno agende più fitte di quelle della settimana.
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