Come farsi ascoltare senza urlare?
In molti casi sembra un’utopia. Ok, sappiamo tutti che ci sono giorni in cui anche per portare a termine la più banale delle attività bisogna ripeterle le stesse cose un’infinità di volte: dal fare la doccia, al lavare i denti, al preparasi la mattina.
Sappiamo anche che la stanchezza a volte ci fa vedere una realtà più nera di quella che è, e che certe giornate iniziano come vere e proprie battaglie: ma se è vero che alzare la voce ai figli non piace a nessuno, ci sono momenti in cui la frustrazione può prendere il sopravvento.
Perché urlare fa male ai bambini
Uno degli aspetti peggiori della faccenda, oltre al fatto che le urla spaventano i bambini e ledono la loro autostima, è il fatto che spesso questi comportamenti lasciano negli adulti un grande senso di inadeguatezza e di colpa per aver perso il controllo davanti ai figli e non essere riusciti a gestire la situazione in modo diverso.
Secondo gli esperti urlare costantemente e sgridare a sproposito sarebbero causa di danni allo sviluppo emotivo e caratteriale dei bambini, con un aumento del rischio di soffrire di bassa autostima e depressione.
Come mamma ho i miei difetti, ma sulle urla mi sono sempre imposta di controllarmi. Ricordo ancora a distanza di molti anni quando da piccola mi hanno alzato la voce e non dimenticherò mai la sensazione di vergogna e timore che ho provato. Non solo non vorrei lasciare questo ricordo di me nella mente di mio figlio, tantomeno vorrei che un domani, se mai avrà una famiglia, replicasse questo tipo di comportamenti perché li ha appresi nella più tenera età.
“Guardate con indulgenza i bambini che eravate e perdonate i vostri genitori se hanno commesso degli sbagli, probabilmente in buona fede. Voi però potete fare di meglio“, scrive Rona Renner nel suo “Smettere di urlare è facile”.
Agire sulle cause e anticipare i conflitti
Mi è capitato una volta di alzare un pò la voce
, l’ennesima mattina in cui il mio bambino non voleva andare all’asilo e ho potuto notare immediatamente che non solo non è servito assolutamente a nulla se non agitare ulteriormente gli animi, ma ho ottenuto l’effetto contrario. In quel momento il bambino si è totalmente chiuso in se stesso, cosa che non mi era mai successa nel rapporto con lui.
Da quel momento ho riflettuto innanzitutto su come poter gestire come primo elemento la mia personale frustrazione, razionalizzando la situazione e comprendendo che il bambino non stava mettendo in atto quel comportamento “contro di me”, semplicemente stava manifestando un disagio.
Così mi sono resa conto che la routine della mattina non stava funzionando, che si svegliava tardi e dovevamo fare troppe corse: questo non solo ci faceva arrivare in affanno, ma ci impediva di chiacchierare tranquillamente durante il tragitto, di mangiare insieme i biscotti seduti a tavola, di cantare le nostre canzoni. Insomma, aveva bisogno di più tempo e di più calma, così ho anticipato di quasi un’ora la sveglia e ha funzionato. Ho cercato di arrivare alla causa e lavorare partendo da lì. Prima di salutarci per l’asilo dovevamo trovare una nostra connessione: solo così poteva funzionare.
Ovviamente ci sono state altre situazioni (e ce ne saranno ancora) in cui perdere la pazienza sarebbe stato più istintivo e “umano”, ma ragionandoci, non conviene a nessuno.
Smettere di urlare: primi approcci alla calma
Un giorno un’amica mi ha consigliato un libro che diceva la stava aiutando molto a riflettere, “Come parlare ai tuoi bambini e smettere di urlare” di Laura Morelli. Ammetto che l’ho approcciato con parecchio scetticismo, perché non ho mai creduto nei rimedi miracolosi. L’aspetto positivo è proprio che non promette nulla di miracoloso, ma invita i genitori a lavorare su se stessi, ad avere fiducia nelle proprie capacità di porsi in modo autorevole (e non autoritario) e di avere fiducia anche nei propri bambini, perché comprendono le situazioni molto più a fondo di quello che crediamo.
Per quanto provocatori possano apparire i comportamenti dei piccoli, in realtà hanno un’intrinseca ingenuità, quella dei bambini appunto, che non comprendono la frustrazione dell’adulto.
” Urlargli contro non innescherà improvvisamente la loro comprensione, ma in realtà potrebbe avere qualche effetto psicologico negativo. Farlo quotidianamente e a lungo termine, potrebbe addirittura cambiare il modo in cui il loro cervello elabora le informazioni. Per questo motivo è una cosa da considerare completamente inutile”.
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Guardiamoci negli occhi
Per comunicare efficacemente con i bambini il primo passo è guardarsi negli occhi, evitando di dare disposizioni da una stanza all’altra o di parlare facendo altro, in primis distraendosi continuamente con tablet e pc. Parlarsi con calma e rispetto, soprattutto senza continue distrazioni, distende gli animi e disinnesca più facilmente inutili e dannose lotte di potere.
Il primo passo? Un atteggiamento positivo
Ci sono frasi che automaticamente bloccano qualsiasi dialogo, dal classico “Ti comporti sempre così”, “Non ascolti mai” e simili, comunicano all’interlocutore una sfiducia che chiude le porte ad ogni cooperazione. Per parlare con i bambini, suggerisce la Morelli, servono atteggiamento positivo e calma. La differenza nell’approccio è ciò che farà la vera differenza nel risultato. Alcuni studi ad esempio, mostrano che i bambini apprendono più del 70% da quello che si comunica loro con lo sguardo o dall’espressione del viso.
Perché le regole fanno bene ai bambini
Le cosiddette “lotte di potere”, nascono spesso da una escalation di richieste unite a poca chiarezza da parte del genitore. Proibire qualcosa un giorno, permetterla un altro e dire un mezzo sì un altro ancora creerà solamente terreno fertile per malumori e discussioni.
Se si inizia a utilizzare un programma chiaro e ben strutturato di regole è molto meno probabile che i bambini cerchino di infrangerle in continuazione. Probabilmente brontoleranno ugualmente, ma dentro di sé sapranno anche molto bene che in quel caso il “no” rimarrà irremovibile.
Impara a disinnescare i conflitti
Come genitori sappiamo molto bene quando un conflitto è sul punto di degenerare, proprio perché conosciamo molto bene i nostri figli. In quei momenti la via d’uscita è proprio quella di interrompere il vortice che si sta generando e uscirne il prima possibile: “Non parlarmi in questo modo, non mi piace e non lo tollero più“. Poche parole e soprattutto semplici, rendono bene il concetto. Se il bambino continua, una buona soluzione è allontanarsi un attimo. Questo non significa né soccombere, tantomeno evitare i conflitti, ma permette alle discussioni di non degenerare nelle parole, tantomeno nei toni. Una volta ritrovata la calma sarà possibile ritornare sulla questione e affrontarla in modo aperto e sereno.
L’esempio vale più di mille discorsi
Per quanto possiamo spiegare e articolare, molte delle nostre parole lasceranno un po’ il tempo che trovano, con i bambini piccoli in particolare. Se vogliamo un ambiente tranquillo dobbiamo sforzarci di affrontare le giornate in modo sereno e propositivo, e di trasmettere calma ai figli.
Prima insegneremo ai piccoli ad affrontare le loro responsabilità, prima li tratteremo con la fiducia e rispetto che meritano. Il risultato? Ci stupiremo della nostra capacità di gestire le situazioni critiche. I conflitti smetteranno di esistere quando per primi smetteremo di alimentarli e ci stupiremo di come farsi ascoltare senza gridare non sia poi così impossible.
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