Mamme stanche: prima di diagnosticarvi depressione o bassa autostima accertatevi di non essere circondate da stronzi

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Da qualche giorno faccio una gran fatica a scrivere.

Metto la penna sul foglio e cerco qualche scusa per interrompere, per fare altro, per distogliere l’attenzione.Il poco tempo, il computer che è lento, altre cose da fare. Ma lo so bene che quando faccio così è perché scappo da me stessa, dalle mie emozioni, scappo da cose che sento ma di cui ho poca voglia di parlare.

Questo spazio che ho creato è liberatorio anche per me, fa riflettere anche me, mi permette di guardarmi dentro, certe volte anche troppo. Mai come in questo periodo leggo di mamme stanche, di carico mentale tra casa, figli, lavoro e questioni varie, che si trovano a rispondere magari in modo brusco ai bambini per poi pentirsene ovviamente un secondo più tardi.

O che si trovano a rimuginare costantemente su pensieri di inadeguatezza: non sono capace, mio figlio non merita una mamma come me, e ogni tipo di autoflagellazione possibile. A questo conseguono spesso, pericolose autodiagnosi. Sarò depressa? Forse questa vita non fa per me? Forse sono imbranata in tutto?

Oggi metto sul tavolo un’altra ipotesi: non è che semplicemente siamo circondate da stronzi?Lo so, di solito sono più elegante quando parlo o scrivo, infatti il titolo originale era: “Prima di diagnosticarvi depressione o bassa autostima accertatevi di non essere circondate da idioti”.Però poi mi sono detta, l’idiota ha una scusante, l’idiota non ci arriva. L’idiota magari risulta fuori luogo in alcune esternazioni, l’idiota credeva anche di aiutarti ma poi fa peggio.Lo stronzo invece è in mala fede. Coglie il punto debole e lo colpisce, va a scavare nelle tue paure, insinua dubbi.

“Sono una mamma stanca”: le cattive parole di chi ci sta vicino si trasformano in cattivi pensieri?

Ogni volta che incappo in frasi come “Mio marito dice che questo non va bene“, mia mamma dice quest’altro, mia suocera dice l’altro l’altro ancora, mi domando di che qualità siano le relazioni che abbiamo di fianco.Mi chiedo se una persona davvero sostenuta nel suo ruolo possa sentirsi mai un completo fallimento come spesso invece accade.

Se siamo noi che non abbiamo il coraggio di raccontarci per quello che siamo. Mi va di raccontare un capitolo della mia vita che qui non avevo mai aperto, non lo faccio mai in realtà. Quando mio figlio aveva sei mesi, l’azienda per cui lavorava mio marito ha improvvisamente chiuso; dopo sei mesi di ricerca disperata giorno e notte l’unico lavoro che ha trovato è stato all’estero e i primi tre mesi da contratto la famiglia non poteva raggiungerlo.

Ancora ricordo la sensazione che ho provato quando la porta si è chiusa e quello che mi sono domandata: e ora io che cosa faccio?

Nel frattempo un membro della mia famiglia (evito di dire chi che è meglio), mi ha mandato a dire per vie traverse che ero la prima madre che conosceva che aveva bisogno di un uomo per badare a suo figlio.

A distanza di cinque anni ricordo bene come quelle parole risuonarono dentro me, perché certe parole o ti fanno semplicemente una grande rabbia oppure ti buttano a terra e ti lasciano per terra come uno straccio. Ma c’è voluta forza, e non sempre quella forza si ha.Poi ho iniziato a fare avanti e indietro a Danzica da mio marito, è andata avanti così per un anno. Passeggiavo con il bambino a meno venti, con un vento gelido che ti colpiva come uno schiaffo. Un freddo inimmaginabile.

Grandi telefonate su Skype, grandi consigli di adattamento da gente che non ha mai mosso un piede fuori dal suo quartiere per una vita, ma in buona sostanza, nessuno delle persone a noi più vicine ha mai preso un aereo ed è venuto a trovarci. Tante volte ho pensato in quei lunghi, lunghissimi pomeriggi a vagare da sola col passeggino tra lo Starbuck’s e il centro commerciale, sarò depressa? No, non ero depressa, ero semplicemente giunta alla consapevolezza che ci avevano lasciati totalmente soli, e mi faceva male. La depressione è altro. Per questo oggi mi rivolgo a tutte le mamme che si sentono intrappolate tra i tentacoli di frasi orrende e pericolose, tra il dovevi pensarci, avresti dovuto sapere. Mi rivolgo a quelle che hanno creduto che basta aprire il proprio cuore e qualcuno capirà.

Mi rivolgo a quelle che quando raccontano di non dormire da sei mesi si sentono ridere in faccia.A quelle che il bambino non mangia? Se stata tu! Il bambino non parla? Sei stata tu? Il bambino è timido? Sei stata tu! E via discorrendo.

Mi rivolgo a quelle che con la pioggia o col sereno, se stanno bene o stanno male, la mattina si mettono le scarpe e si mettono in marcia perché non hanno alternativa e chi è di fianco a loro fa finta di non vedere la stanchezza e molto altro.

Mi rivolgo a quelle che devono imparare ad abbracciarsi da sole e ad essere più indulgenti con se stesse. A voi dico due cose, la prima, siete una forza della natura, anche quando vi sentite col morale sotto i tacchi.

La seconda: prima di diagnosticarvi inadeguatezza, depressione o bassa autostima accertatevi di non essere semplicemente circondate da stronzi. Perché questo, mie care, è quello che fa tutta la differenza di questo mondo.    

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