Bambini non invitati alle feste: sono i genitori a pilotare le amicizie dei figli

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Bambini non invitati alle feste. Ieri ho letto uno dei milioni di post su un gruppo che raccontava di una bambina di sette anni recentemente esclusa da una festa al parco insieme ad altri due compagni.

La bambina recandosi poi proprio a quel parco nel pomeriggio ha assistito allo squallido spettacolo di tutti che festeggiano e senza nemmeno piangere ha chiesto di andare a casa.

Ce ne è pieno di post così e ogni volta che li leggo mi chiedo che cosa abbia esattamente nel cervello gente che permette ai figli di comportarsi così, che su venti persone ne esclude due, tre.

Essendo una festa al parco non c’erano nemmeno problemi di budget, essendo un luogo pubblico. Si trattava al più di aggiungere due pizzette e un po’ di aranciata.

Qualcuno dirà che i bambini hanno le loro simpatie, vero, nessuno lo nega, ma che cosa possono aver fatto di così male a sette anni, i tre rimasti fuori?

Mi viene da pensare che sia molto più un tema di simpatie tra genitori, se di simpatie dobbiamo parlare, e che sono sempre più loro a pilotare le amicizie dei bambini a seconda delle loro di simpatie e della gente con cui vogliono o meno avere a che fare. Che è ben diverso. Se ripenso anche solo ai miei genitori, anche a loro veniva naturale spingermi verso i figli dei loro amici, per il semplice fatto che a loro piaceva la compagnia dei genitori, fine.

So solo che finché mio figlio ha fatto delle feste di classe non si è mai nemmeno posto questo problema e anche lui ha le sue simpatie e antipatie, come ogni essere umano. Ma da genitore mi metto nei panni dell’eventuale bambino escluso e penso che a sette anni non si abbiano nemmeno gli strumenti per capire e gestire rifiuti del genere.

Da genitore vedo la fragilità anche nei bambini che non sono i miei, perché sono un essere umano e non una bestia. Questa è la differenza.

E non mi è mai nemmeno interessato sapere se gli altri hanno usato lo stesso tatto nei nostri confronti, so solo che come adulto non mi sarei mai prestata ad assecondare le scaramucce dei bambini.

Sono sempre gli adulti il problema, il nodo, il punto, gli stessi che poi quando tocca al loro figlio non sanno più con chi prendersela. Perché oggi non si insegna l’empatia, perché sono tutti brutti e cattivi. A essere persone perbene te lo insegna la famiglia, non il vicino di casa. Ad avere cuore te lo insegnano tua madre e tuo padre, se ne son capaci.

La verità è che la ruota gira e guardare la festa da lontano, brucia a tutti e prima o dopo nella vita c’è sempre qualcosa che guardiamo da lontano, magari da adulti, facendo finta che non ci interessi più.

Mettersi nei panni altrui, è sempre l’idea migliore.

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