“I bambini imparano quello che vivono”. Lo scrive lo psicologo e psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai ed é ciò di cui più o meno consapevolmente facciamo esperienza ogni giorno: un genitore é l’allenatore emotivo del proprio figlio e di fronte a ogni attivazione emotiva rappresenta per il piccolo un punto di riferimento imprescindibile.
In particolare modo, i primi due anni di vita il bambino non ha quasi mai le parole per descrivere i propri sentimenti e i propri stati d’animo, quindi l’adulto rappresenta colui che dà un significato a quelle emozioni. Con i gesti, con le parole, perfino con il linguaggio non verbale, il bambino riceve importanti messaggi e la risposta che l’adulto è in grado di fornire davanti ad uno stato emotivo non solo ne determina l’evoluzione e la risoluzione, ma gli fornisce quello che sempre Pellai definisce “modeling“, ovvero una funzione di “modellamento e rispecchiamento” che consente al bambino di definire se stesso anche dalla relazione con mamma e papà.
Quando sentiamo dire che “I bambini imparano quello che vivono“, il senso è proprio qua: imparano dall’esperienza e dall’osservazione di ciò che fanno gli adulti che per loro rappresentano un riferimento.
I genitori sono un modello per eccellenza e rappresentano un esempio al quale il bambino in modo implicito e per lo più inconsapevole, si adatta e fa riferimento nel momento in cui deve mettere in gioco nuove competenze e reagire scegliere come reagire davanti alle più disparate situazioni.
I suoi stati emotivi attirano le risposte dell’adulto che dovrebbero essere integrate e complementari: un bambino spaventato cerca un adulto forte, sicuro e rassicurante; un bambino triste cerca un adulto capace di offrirgli consolazione e conforto; un bambino felice cerca un adulto che sappia condividere il motivo del suo sentirsi pieno di gioia. Ma il processo é reciproco: anche gli stati emotivi dell’adulto, attivano in lui stati emotivi simili.
Genitori sempre arrabbiati o scontenti: quali sono le conseguenze per i figli?
I nostri stati d’animo di adulti, hanno un peso, e incidono molto più di quello che siamo portati a credere. Ecco perché per un bambino vedere genitori sempre arrabbiati, infelici o tristi equivale a trovarsi in una situazione di “sregolazione emotiva” con effetti che possono durare anche nel lungo periodo. Su questo, sempre secondo gli studi di Pellai, la ricerca effettuata con neonati figli di mamme colpite da depressione post-parto non lascia molti dubbi interpretativi. Trovandosi in relazione con una mamma così invischiata in una tristezza profonda che non conosce soluzione, il neonato ha due possibili reazioni. La prima, limita i propri stati comunicativi, al contrario, li porta all’esasperazione, così da rubare la propria mamma all’immersione nello stato depressivo che la intrappola.
Questa situazione illustra anche chiaramente come fin dai primi momenti di vita, un neonato regola le proprie emozioni in funzione di quelle di chi si prende cura di lui.

Quando un genitore riesce a rispondere in modo efficace agli stati di attivazione emotiva del suo bambino, quest’ultimo ne ricava una profonda sensazione di sicurezza e protezione, e soprattutto impara che nella vita nulla accade senza la possibilità di essere riconosciuto, gestito ed elaborato. Ma il bambino, sempre secondo Pellai: “Può apprendere tutto questo solo se il genitore sa esercitare un buon controllo sui propri stati emotivi. Un genitore sempre scontento, triste, ansioso, o frequentemente arrabbiato rischia di contaminare l’equilibrio emotivo di un figlio, sintonizzandolo solo sull’emozione prevalente su cui essi si trovano in balia. Una mamma serena, ottimista, comunicherà al proprio figlio l’idea che il mondo è un luogo interessante in cui vivere, pieno di possibilità e opportunità“
Ultimo ma non di importanza; non sono solo le nostre parole e azioni ad educare un figlio. Hanno un ruolo anche le espressioni del volto, i gesti, la positività o meno che trasmettiamo nel linguaggio non verbale. Grazie a questo linguaggio del cuore diciamo a nostro figlio chi è lui per noi, che cosa pensiamo di quello che fa, e quanto è importante nella nostra vita.
Bibliografia.A. Pellai, L’educazione emotiva, Bur, 2018
Se vuoi unirti al nostro gruppo privato “Stancamente Mamma / La stanza segreta”… CLICCA QUI
