Ultima giostra del parco divertimenti preferito di mio figlio.
Finalmente tocca a noi, e ormai sono le sei di sera. Siamo davanti a quella specie di tornello che delimita l’ingresso. C’è una bambina un po’ più piccola dietro che salta la fila, viene davanti e cerca di guadagnare la prima carrozza delle montagne russe: ‘Non sono mai stata davanti’.
Mio figlio e il suo amico corrono e le dicono c’eravamo prima noi. In effetti è vero, ma la mamma non le dice niente, come se saltare la fila e prendere il posto degli altri fosse assolutamente lecito. Il senso civico inizia anche imparando a stare al proprio posto, ma pazienza.
Ma sono le sei di sera, inizia a fare un po’ freddo, e ho solo voglia di andare a casa. Soprattutto non mi va di fare polemica con una che ha torto ma si comporta come se non ce l’avesse.
Le dico guarda, cedo io alla bambina il mio posto davanti non piango se non vado in prima fila non c’è problema. E le sorrido.
Mi guarda come un fantasma, come uno che cerca la fregatura.
E li capisco che non solo probabilmente non l’avrebbe mai fatto, ma che la gentilezza, anche minima, è qualcosa a cui non siamo più abituati, non riusciamo a concepirla.
Scende e non mi dice nemmeno grazie. A quel punto il sospetto che al contrario non l’avrebbe mai fatto si è tramutato in certezza.
La prossima volta una cosa certamente io la farò invece: tenermi il mio posto.
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