Ieri abbiamo finito di incollare i punti di una raccolta che fanno al supermercato qui sotto. Due fogli interi, quattro tazze. Non faccio le raccolte di queste cose di personaggi da anni, ma a mio figlio stavolta piacevano i personaggi e quindi ho cercato di non perderli e ieri siamo andati a ritirare i premi.
Che poi premi non sono perché li paghi ma fa niente. Davanti a noi un papà con il figlio. Anche noi prendiamo le tazze dice. Ok risponde la signora alla cassa, quelle da maschio o da femmina?
Io volevo quelle con il fungo. Risponde lui. Ah benissimo un fungo e una principessa (sono confezioni da due) quindi quelle da femmina? Vuoi quelle da femmina, sicuro?
Il bambino si guarda attorno, in imbarazzo. Sì volevo quelle con il fungo, ma no no, prendo quelle da maschio, non le avevo viste. E cambia la sua scelta.
Pagano e vanno via. Arriva il nostro turno.
Noi le prendiamo tutte dico io, lei mi guarda e mi dice mi sa che ho sbagliato a dire così, anche mio figlio giocava con le bambole e mi dava enormemente fastidio quando lo sottolineavano in continuazione.
Si vedeva che era dispiaciuta e non l’aveva fatto con malizia. Sono schemi mentali più forti di noi certe volte.
Chissà quanti maschi ogni giorno forzano loro stessi per fare cose ‘da maschio’ e bambine lo stesso, solo per non vedere i nostri sguardi e non sentirsi a disagio nelle in quelle etichette che sembrano recinti che noi abbiamo costruito per loro.
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