Fuori dal corsi di mio figlio ogni volta conosco nuove persone e sento nuove storie.
Ieri arrivava trafelata una mamma con il bambino il corso dopo al mio, un bambino di dieci anni.
Eh guarda, arriviamo da due ore di pianoforte, siamo sempre tirati con i tempi.
Caspita ho detto ci credo. Poi mi racconta che a parte il giovedì tutti i giorni sono così, dopo la scuola che finisce alle quattro, il bambino ha uno/ due corsi ed è impegnato fino alle sette di sera se non oltre.
Probabilmente leggendo il mio stupore negli occhi mi precede:’ Non sopporto di vedere i bambini a casa a fare niente davanti alla televisione’.
Tutte le frasi cominciano con io, anche quelle che riguardano gli altri. Io non sopporto, io penso, io ritengo. Non ho mai sentito dire in tutti quei minuti, lui. Lui cosa pensa a lui cosa piace, lui cosa vuole.
Non dico niente, ho imparato che tanto le persone raramente ascoltano le opinioni degli altri, nella maggior parte dei casi vogliono solo parlare e basta.
Beh ho detto, sarete anche voi molto attivi. Ma no mi risponde, io odio lo sport in generale.
Quindi ho pensato, pretendi cose che hai nemmeno la più pallida idea dello sforzo che richiedono.
Inutile dire che ognuno a casa sua fa come crede, che ogni bambino è diverso, che i corsi possono essere anche stimoli molto interessanti, ma così sembrano lavori forzati più per soddisfare l’ego dell’adulto.
Come se un bambino non avesse diritto dopo otto ore di scuola a sdraiarsi sul divano con la coperta, pensare ai fatti suoi, sorseggiare un succo di frutta, ripensare alla sua giornata, sfogliare un libro, guardare per aria, giocare con le sue cose, andare a casa di qualche amico senza sentirsi più o meno esplicitamente dare del nullafacente.
Anche quella è vita, cosa che forse abbiamo dimenticato.
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