Quando i tuoi genitori (che sono diventati nonni) ti deludono

1024 532 Stancamente Mamma

Quando i tuoi genitori ti deludono, é un tema che non avrei mai pensato di affrontare, per lo meno, non in certi termini. Eppure, anche tra tutto quello che raccontate voi proprio qui é forse tra i temi più ricorrenti (e più dolorosi) del diventare a nostra volta genitori. Può essere doloroso perché ti porta a fare i conti con il bambino che sei stato, a tornare indietro con la mente nel tuo passato, a fare i conti con tutti quei sogni e quelle aspettative che probabilmente vedi sfumare. Con quello che sono stati per te i tuoi nonni e quello che più o meno inconsciamente avresti desiderato per i tuoi figli. Eppure ti scontri con la realtà, e quando sono proprio i tuoi i genitori che ti deludono, il boccone può essere troppo amaro da accettare.

Le situazioni che mi vengono riportate sono sempre simili: nonni assenti, e per assenti non intendo lontani, intendo assenti emotivamente. Assenti anche quando sono fisicamente presenti. Nonni che palesemente non sono felici nel partecipare alla vita dei nipotini, nonni che non sgomitano per essere fuori dall’asilo o da scuola, che non si dedicano nemmeno dieci minuti a un gioco o a una lettura. Se li chiami vengono, d’accordo, ma spesso li vedi distratti dal telefono o dal tablet, sembrano lì per caso o peggio ancora, per dovere. E i figli di questo rimangono inevitabilmente male (non si può dar loro torto). Anche provare a parlarci spesso non si rivela un’idea vincente, nel senso che nella maggior parte dei casi negano palesemente l’evidenza, accampano scuse, o tirano fuori la storia del “I figli sono i tuoi”, cosa che sappiamo benissimo. Il punto é il dispiacere di non condividere nulla, non chiarire che i nonni non sono i genitori, ma tan’è.

La verità é che quando i tuoi genitori ti deludono nella maggior parte dei casi c’è solo una cosa da fare (dopo aver provato a parlarci e verosimilmente non aver ottenuto nulla): mettersela via, ecco più o meno come.

1) Litigare serve a poco (niente)

Soprattutto all’inizio incazzarsi é normale (poi anche, ma arriva la rassegnazione). Un po’ per dispiacere per i bambini che secondo noi non ricevono il trattamento che meritano (che magari abbiamo ricevuto noi dai nostri nonni ad esempio), un po’ perché realmente ci avrebbe fatto piacere condividere dei momenti insieme, le tappe di crescita insieme ecc. Per tutte queste ragioni e molte altre ci siamo trovati a sbottare ma la rabbia dei figli adulti verso i genitori se non canalizzata nel modo giusto, può davvero compromettere un rapporto. A volte é inevitabile, altre volte, quando ti rendi conto che i tuoi genitori sono anziani e non hanno più né tempo né la voglia, o non lo fanno con cattiveria ma semplicemente sono “poco portati”, a quel punto discutere e prendersela serve solo ad accumulare altro inutile malumore. Tanto, le cose non cambiano.

2) “Questo rapporto non serve nemmeno ai bambini”

A volte la rabbia parla per noi, o meglio parla al posto nostro e rischiamo con questa rabbia di trasferire anche ai nostri figli giudizi pesanti e carichi che non è nemmeno giusto che loro abbiano. Meglio avere comunque vicine delle figure di nonni che sai che ci sono e che esistono che non averli. Mio suocero vede molto poco mio figlio ma a mio figlio fa piacere lo stesso quando sa che viene. Un domani dirà i nonni li ho avuti anche io, giudicherà poi lui come sono stati nei suoi confronti ed è anche giusto così.

3) I nonni che non aspettavano altro che diventare nonni esistono, ma non per tutti

Questo é un boccone amaro da digerire, ma fa parte di una verità che é un dato di fatto: non tutti i nonni erano lì pronti, allegri e felici di prendere parte a un certo tipo di dinamiche. Molti sì, inevitabilmente é chi gode di questa vicinanza e di questo entusiasmo é fortunato. Ma non é la regola, non é scontato e non é ovvio. Ci sono nonni che sembra quasi che vivano questo ruolo come un peso, o come qualcosa di cui avrebbero anche volentieri fatto a meno. Non è facile da accettare perché ogni bambini meriterebbe e merita il meglio dell’accoglienza da parte di tutta la famiglia, ma la realtà è che non tutti i nonni vivono questa esperienza con l’entusiasmo sperato.

4) Lasciare fuori il compagno/ compagna dalle discussioni con i propri genitori

Una lezione che si impara a suon di errori, ma quando la si apprende, non si scorda più. Nei momenti di rabbia o di delusione è più che normale confidarsi e sfogarsi con il proprio compagno, ovviamente. Ma c’è un però. Deve esserci la capacità dall’altra parte, a meno che non si tratti di problemi davvero gravi, a starne fuori. E starne fuori significa proprio tacere, evitare di soffiare sul fuoco, starne alla larga. Per tante ragioni. La prima é che comunque un conto un figlio che discute con i propri genitori, un conto sentire le stesse parole dal genero o dalla nuora: non é la stessa cosa e soprattutto può lasciare anche segni, ferite e inutili strascichi.

5) Convincersi di essere perfettamente in grado di fare da soli (perché in effetti é così)

Non è così scontato come sembra. E non perché siamo deboli, pigri, indolenti o chissà che cosa, ma semplicemente perché siamo esseri umani e in quanto tali ci fa piacere non solo condividere ma sapere di poter contare su qualcuno. Ci fa sentire amati, sicuri, protetti. Quando però questo qualcuno non c’è, o meglio non c’è nella misura in cui speravamo e desideravamo che ci fosse, continuare a sperare per ricevere solo porte in faccia e dispiaceri non serve a molto, anzi, fa solo male. Anche saper guardare in faccia alla realtà fa di noi degli adulti, e spesso anche se é una realtà che ci fa male é meglio iniziare a farci i conti e vederla per quello che è.

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6 commenti
  • barbara
    RISPOSTA

    non ho mai trovato un articolo che esprimesse in ogni singola riga il mio sentirmi madre e figlia trascurata da mio padre. mia madre se n’è andata troppi anni orsono, lasciando un grande vuoto dietro di sè, anche il vuoto di ciò che avrebbe potuto essere se solo lei avesse avuto la fortuna di diventare nonna. e invece non ha vissuto questa gioia e noi oltre al dolore di non averla con noi ci dobbiamo confrontare con un nonno che a parole finge interesse ma nei fatti è totalmente inesistente. è doloroso vedere che questo è comune ad altre persone, perchè avrei pensato fosse qualcosa che riguardava solo la mia famiglia.

    • Valentina
      RISPOSTA

      Cara Barbara,
      cosa dire. Mi dispiace per come ti senti. Sono ferite che fanno male e non si rimarginano, il senso di trascuratezza, di distanza emotiva, di vuoto e di condivisioni mancate non si rimargina, ci si trova a conviverci e a doversene per forza fare una ragione.
      Purtroppo quelle che anche io credevo situazioni quasi isolate, o comunque casi “eccezionali” si rivelano essere meno isolate di quello che io stessa credevo e ne ho triste testimonianza qui ogni giorno. C’è pieno di genitori che se ne fregano dei figli, che sembrava non vedessero l’ora diventassero adulti per levarseli di torno, praticamente ed emotivamente.
      Non lo so, forse anche in passato sotto sotto c’erano questi sentimenti ma per conformismo non si aveva nemmeno coraggio di dirli ad alta voce; adesso che le cose sono cambiate e che viviamo nell’epoca dell’individualismo e del relativismo, forse c’è semplicemente più coraggio a fare quello che non si osava nemmeno pensare.

  • Francesca
    RISPOSTA

    Ciao Valentina esco proprio dall’ennesimo strappo familiare per la questione assenza dei miei genitori dalla vita dei miei figli (e dalla mia).

    Non ho ancora maturato purtroppo questa saggia e adulta rassegnazione che suggerisci, è forte e lacerante la delusione, la rabbia e anche il senso di incredulità. Ecco penso che il titolo del tuo articolo riflette proprio la mia emozione dominante: la delusione.

    Non me lo aspettavo proprio che fossero così come nonni (di due bambini affettuosissimi) e come genitori di una donna adulta ma pur sempre loro figlia.

    La cosa peggiore per me è che non ci sono fisicamente (vivono in un’altra città, ci vengono a trovare se va bene 2 weekend all’anno – 6 gg- e trascorrono mesi in un villaggio turistico in Egitto) ma si aspettano costanti videochiamate facendo i nonni per lo più con lo smartphone dalla spiaggia.

    In passato abbiamo fatto di tutto per andare noi ovunque stessero per far sentire ai bambini le loro radici ma ora la distanza emotiva si fa sempre più forte…

    A volte penso che abbiano capito perché fanno qualche passo avanti ma poi si va ancora più a fondo senza preavviso (tutte le ultime vacanze invernali e ormai quelle pasquali sono in Egitto al mare e in genere da maggio sono stati al mare nel sud Italia fino a settembre e l’antifona è “se vuoi vai tu con tanto di babysitter trovata sul posto!” magari a poterlo fare con il lavoro).

    Insomma nessuno gli negherebbe la meritata pensione di svaghi e viaggi ci mancherebbe a me fa piacere se se la godono finché stanno bene ma mi basterebbe solo un equilibrio e un minimo di considerazione costante (non a intermittenza) e accoglienza emotiva quando si è stanchi o sopraffatti, facendo io e mio marito tutto completamente da soli e senza aiuti.

    Invece se poco poco dici qualcosa al cell sono lì a fare anche l’aria di sufficienza dalla SPA della spiaggia. No proprio non me lo aspettavo…

    Ai bambini abbiamo cercato di non trasmettere nulla ma io credo che non possono non sentirlo e vederlo nella mia tristezza e nella mia rabbia a volte.

    Pazienza ci metterò ancora un po’ di analisi con i soldi che non ho quindi di autoanalisi 😉

    Grazie della possibilità di questa condivisione 🙂

    • Valentina
      RISPOSTA

      Cara Francesca, sono parole che fanno male. Al di là della distanza fisica, che sarebbe anche facilmente colmabile, la distanza emotiva é difficile da mandare giù, quel girarsi dall’altra parte davanti alle richieste di un figlio, adulto si, ma pur sempre un essere umano. Un essere umano che può sentirsi stanco, fragile, che può aver bisogno di un attimo di riposo. Molti genitori sono ridotti così, letteralmente piantati in braghe di tela da una generazione i cui genitori i sono comportati in modo diverso.
      Ora la voglia di fare i nonni sembra più un racconto romanzato talvolta, che la descrizione di una volontà reale. Molti sembrano solo presi da loro stessi.
      Mi dispiace, la rassegnazione arriverà, ma rimane pur sempre un boccone amaro da digerire.
      Un abbraccio,
      Valentina

  • Fede
    RISPOSTA

    Sembra un articolo scritto per me… Anche i miei genitori ci sono se li chiami ma non sono certo i nonni che portano al mare i nipoti… Sapeste che invidia provo quando sento dire alle altre mamme: mia figlia questo mese è al mare con i nonni mentre noi restiamo in città e lavoriamo… Con i miei non è nemmeno un’ opzione… Nemmeno un weekend… E pensare che io sarei la loro unica figlia e mia figlia la loro unica nipote… Verrà la rassegnazione ma è triste dover constatare di non contare un c…o per i proprio genitori.

    • Valentina
      RISPOSTA

      Cara Federica,
      ti ringrazio per il tuo commento. Si, come non darti ragione, sapere che i tuoi genitori sono rimasti piuttosto tiepidi all’arrivo del nipote e comunque non siano lì a contare i minuti per trascorrere tempo con lui, o peggio ancora non si interessino magari di come puoi conciliare lavoro famiglia ecc, fa male. E non ci sono altre parole per dirlo.
      Ma in tutta questa “sincerità”, anche se non sembra, un lato positivo c’è, c’è che lo sai e sono stati chiari: non hai idea di quanti nonni non abbiano ugualmente voglia di essere nonni, di spendersi per i nipoti, ma lo fanno per senso del dovere.
      E lo fanno male: con scarsa sopportazione, perdendo la pazienza, mollandoli davanti ai telefoni ecc ecc. Sono più di quelli che pensi: la storia dei nonni che stravedono per i nipoti spesso é una retorica che lascia un po’ il tempo che trova.
      La loro sincerità, che certamente fa male, ti da modo di cercare il meglio per loro, e di conseguenza anche per te.
      Un abbraccio
      Valentina

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