Il filo conduttore di molti discorsi che riguardano le mamme, o almeno uno dei fili conduttori, é che le mamme non sono capite. Spesso questo malessere inizia proprio tra le mura di casa, quando anche con il partner prevale l’incomunicabilità. Non vengono capite negli sforzi quotidiani per conciliare lavoro e famiglia, non vengono capite sul lavoro, quando spesso impegni e sforzi di anni evaporano come neve al sole semplicemente annunciando di aspettare un figlio.
E poi, ciliegina sulla torta, il contesto in cui sarebbero capite meno é proprio quando si trovano a confrontarsi con altre mamme, e lì, a quel punto, c’é di che divertirsi. C’è quella che allatta che dà lezioni a quella che non allatta, quella che lavora che si sente migliore di non lavora, quella che non lavora che ha le sue convinzioni e i suoi motivi per cui anche lei si sente un gradino sopra. Insomma, ognuna a modo suo dice la sua, e questo va più che bene, il problema é che spesso é a discapito degli altri.
In una marea di giudizi, di frecciate, di totale mancanza di empatia verso il prossimo, arriva la giornata nera, quella in cui anche le certezze più granitiche vengono meno e allora, trovando nelle altre mamme lo stesso trattamento che abbiamo riservato loro per anni, si grida allo scandalo: “Nessuno mi capisce!”. Giustamente é più facile notarlo quando si é in una giornata “no”, che quando tutto fila per il verso giusto.
E siccome spesso non mi sono sentita capita nemmeno io (però posso dire di non aver mai giudicato) ho aperto questo spazio, che é un luogo dove le esperienze di tutte sono non solo gradite, ma accettate per quello che sono, dalla prima all’ultima. Questo avviene da parte mia, e forse sempre più solo da parte mia, e lo dico con una punta di amarezza che faccio anche fatica a nascondere.
Ieri ad esempio mi è capitata una cosa curiosa, che capita sempre più spesso. Sotto al post della poesia, che é una semplice poesia, niente di critico, “divisivo” e quant’altro, a un certo punto, visto che arrivano molti commenti (sempre ben graditi, ma che io devo controllare), decido di chiuderli. Per quale oscura ragione? Perché devo andare a prendere mio figlio a scuola e quando sono insieme a lui non passo il tempo col cellulare in mano, ecco svelato l’arcano. Tanto la poesia per chi la vuole leggere, é li. E per chi vuole, può anche commentare sul blog.
Arrivano un paio di commenti in privato, spiacevoli, piccati e arroganti, che senza dire né buongiorno e né buonasera asserivano che fosse “cattivo gusto” chiudere i commenti. Poi vai a guardare i profili di queste persone, e vedi mamme sorridenti insieme ai loro bambini. E mi domando, che cosa stiamo diventando? Persone che non vedono più in là del proprio naso, probabilmente.
E colgo l’occasione per precisare alcune cose, su di me.
- Chi scrive, ovvero la sottoscritta, è la stessa persona che gestisce il gruppo. Non ci sono moderatori e amministratori, ci sono io.
- Sempre la sottoscritta, è una mamma tanto quanto voi. Una mamma che fa anche altro nella sua vita oltre a leggere i commenti e mitigare anche i molti che si mandano a quel paese. Una mamma che se due persone si insultano da mezz’ora sotto a un post senza nemmeno sapere perché e ha davanti suo figlio che sta uscendo da scuola, dà retta a suo figlio. Suonerà impopolare, ma é cosi.
- La sottoscritta, che é una persona con il suo carattere e i suoi difetti, ormai ha quasi 40 anni e non ha più la pazienza e la comprensione di una volta. Se legge commenti inadeguati, provocazioni, maleducazione e idiozia, non la accetta. Io sono educata con tutti, pretendo lo stesso.
- La pagina è aperta h24, gruppo compreso, sabati e domeniche. E la sottoscritta se c’è qualcuna che ha bisogno, non si è mai tirata indietro. MAI.
- I commenti che non portano alcun beneficio ed esprimono sarcasmo, violenza più o meno velata, e sono sgradevoli, vengono cancellati. E la persona bannata. Giusto, non giusto, è cosi. Io non ho tempo per i cafoni.
Scusate, non è da me parlare come sto parlando, ma é quello che penso, e faccio fatica a non dirlo. Volete comprensione? Iniziate a capire il prossimo e a pensare che dietro a una pagina o a un blog, ci sono persone. Nella fattispecie, sono una mamma. Esattamente come voi.
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