Genitori senza aiuti: meglio soli o trattati da idioti?

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Un adulto è un adulto. Solo perché sei un nonno, questo non ti da il diritto di continuare a rimproverare i tuoi figli ormai grandi

Kendall Phillips

Mamme e papà senza aiuti, come crescere un figlio senza aiuti, quante volte abbiamo sentito e affrontato questi discorsi? Certo, fare figli oggi senza poter contare su nessuno è una sfida quotidiana molto impegnativa, ma a volte può essere l’unica soluzione per uscirne vivi, quando proprio quegli “aiuti”, o presunti tali, hanno un prezzo molto più alto del valore per chi li riceve, ovvero per i figli stessi. Forse vi chiederete che cosa sto dicendo e perché dico cosi.

Sto dicendo che non tutto va bene a prescindere, sto dicendo che non tutto è sempre e solo un “favore” anche quando viene spacciato come tale, sto dicendo che certi “favori”, fatti per essere rinfacciati a vita, forse è meglio non elargirli nemmeno, perché alla fine danneggiano solo chi li riceve, ed é costretto anche ad esserne grato.

Non passa giorno in cui qualcuna di voi scriva di quanto si senta in enorme difficoltà con i suoi genitori diventati nonni, o con i suoceri. Difficoltà di ogni genere: difficoltà a farsi prendere sul serio come genitore dai propri genitori tanto per cominciare, difficoltà a far rispettare il proprio ruolo, difficoltà a gestire le pretese. Una su tutte, la pretesa di imporsi con i propri figli nell’educazione dei loro figli, di scavalcarli alla prima buona occasione, facendo una gran leva sull’aiuto che offrono nei casi in cui lo offrono. Aiuto, che a queste condizioni, è tutto tranne che “gratis” perché il prezzo da pagare lo si paga in termini di salute e di relazione con i figli. Salute, perché le continue discussioni fanno male come il continuo dover mettere dei confini che non vengono mai rispettati, fa male continuare ad incazzarsi, fa male continuare a ripetere sempre le stesse cose. Nella relazione con i figli fa male perché è continuo braccio di ferro, che non avrebbe nemmeno senso di esistere con chi non avrebbe un ruolo educativo nei loro confronti e dovrebbe rispettare i figli, possibilmente evitando di contraddirli davanti ai bambini appena possibile. In poche parole, se due ore di “favore” ne costano il doppio in termini di discussioni e litigi con tutti, al netto di tutto, ne vale la pena? Il gioco vale la candela?

Leggendo ogni giorno questo tipo di dinamiche e di testimonianze, non solo ho capito che non si tratta di casi isolati, ma mi sono resa conto di quanto tutte questi racconti di vita siano pieni di punti in comune, uno su tutti, la difficoltà di farsi da parte, di cedere la scena, l’assoluta mancanza di umiltà. A questo si aggiunge, e qua so di dire qualcosa di forte, l’arroganza di trattare i figli magari quarantenni come eterni bambini dell’asilo da sgridare, da redarguire, da mettere in ridicolo, spesso (e questo è l’aspetto peggiore) davanti ai loro stessi figli, che rischiano di non prenderli alla lunga minimamente sul serio. Questo può potenzialmente accadere con tutto: cibo, abitudini varie, utilizzo della tecnologia, tempo libero, scelte di vita, niente si salva dalle critiche.

Perché siamo adulti, ma ci facciamo trattare da idioti dai nostri genitori?

La prima è che probabilmente ci siamo abituati ad essere trattati da idioti, quindi non ce ne rendiamo nemmeno conto. Non ci rendiamo conto del fatto che in molti casi veniamo trattati come quando al liceo prendevamo 4 senza studiare nel compito di matematica. Molti genitori esercitano il loro ruolo per tutta la vita con costante senso di superiorità nei confronti dei figli, ad esempio, e trovando conferme al proprio ego nel sentirsi migliori dei figli, più capaci in tutto. E naturalmente, non perdono occasione di sottolinearlo. Solo che c’è un momento in cui un figlio diventa un adulto, e come adulto dovrebbe essere trattato. E se così non é, dovrebbe pretenderlo.

Che cosa comporta, invece, minare costantemente le sue certezze? Che cosa comporta criticare in tutto e per tutto? Guarda che il bambino è vestito leggero, io non avrei fatto questo o quello, “Mamma o papà dicono A? Facciamo B, che non ti capiscono, poverino/a.

Ricatti morali di ogni genere, della serie ti aiuto e quindi mi arrogo il diritto di fare quel che mi pare, oppure ti aiuto e ti contraddico continuamente davanti ai tuoi figli facendoti passare magari, per rigida, per antiquata, varie ed eventuali proprio guarda caso su quelle due o tre cosette a cui come genitore tieni di più. Hai bisogno di me e quindi si fa come dico io, altrimenti ti arrangi ma visto che stai chiedendo, perché evidentemente non riesci arrangiarti, il gioco lo conduco io. Quando è così diciamo che è sempre un brutto gioco e sono sempre tavoli da cui alzarsi.

Questo atteggiamento e il concetto di aiuto non dovrebbe stare nemmeno nella stessa frase, ma molto spesso nel casino degli eventi ci si fa andar bene anche questo, e comunque poi si paga, come tutto nella vita. In certi momenti però si pensa quasi che la ricompensa per l’aiuto ricevuto sia quella di lasciare agli altri campo libero su questioni che non li riguardano.

I nonni possono avere esperienza, ma questo non dà diritto a nessuno di sminuire l’autorità di un genitore, di criticarlo continuamente e quando ci si sente continuamente minati nel proprio ruolo, questo significa che le cose stanno andando nella direzione sbagliata.

Ricevendo così tanti messaggi che raccontano sfumature della stessa situazione, mi domando perché facciamo così tanta fatica a farci prendere sul serio. Da una parte forse ci si appoggia troppo, e anche questo va detto. Perché ci sono quarantenni che non fanno un passo nella gestione della propria vita senza i genitori di fianco, pur potendone anche in molti casi fare a meno semplicemente organizzandosi o rinunciando a qualche svago. Ovviamente, questo costerebbe fatica e denaro, e quindi è più comodo delegare in tutto e per tutto, pagando però il prezzo di venire schiacciati continuamente. Oppure perché si ha paura che i confini minino al rapporto. In ogni caso, sicuramente non va bene.

Come smettere di farsi trattare da idioti dai propri genitori o suoceri

Comportandosi da adulti. Un adulto è una persona che sa badare a se stessa e sa bene quale è il perimetro invalicabile della sua vita. Mettere dei confini non significa non amare gli altri, significa amare se stessi e la propria famiglia, tenendola al riparo quando è necessario, da dinamiche inutilmente distruttive.

Amare un figlio, anche quando è grande ed è genitore, significa credere in lui. Significa stargli vicino quando ha paura, quando ha dubbi, quando sbaglia; ma stargli vicino non è svilirlo, star vicino è ben altro. Significa dirgli, con le parole e con i fatti: “Sei perfettamente in grado di essere un buon genitore, sarai anche molto meglio di me”. Un buon genitore crede nei propri figli fin dal primo momento in cui li ha messi al mondo, li aiuta a superare gli ostacoli, ma non mette mai in dubbio le capacità.

Se la maggior parte dei genitori, o molti genitori, non è in grado di fare questo, non significa che sia giusto o normale accettare di farsi trattare a pesci in faccia tutta la vita. Proprio perché si è adulti, si può anche fare gli adulti. Come? Comportandosi come tali. Alzandosi le maniche, non avendo paura di sbagliare, e prendendosi le proprie responsabilità.

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