Diventare genitori: che cosa significa non dormire e non avere nessun aiuto

1024 683 Stancamente Mamma

INTERVISTA

La maternità ti cambia letteralmente la vita. Ho avuto il mio primo figlio a quasi 39 anni… fino al 2018 ho lavorato, in Italia, per una multinazionale per 10/12 ore al giorno, sabato e domenica compresi. Poi, nel 2019 mi sono trasferita oltralpe nel paese natale di mio marito (ho dovuto scegliere, come lo chiamo io, il male minore).

Vivo in un borgo di 600 anime di fronte alla Germania. La mia vita ha iniziato a stravolgersi da questo momento in poi. Lontana dalla mia famiglia di origine, in un luogo dove ci sono più animali da pascolo che non esseri umani, dove l’unico ufficio dove puoi spendere soldi è il Comune, quando vai a pagare le tasse. 
Certo, se prendi la macchina, ci sono paesi più grandi e più forniti, ma se vuoi andare a bere un caffè mentre sei in giro col cane, ecco, semplicemente il mio borghetto non è attrezzato!
Con l’avvento del Covid, qui non mi sono messa a cercare lavoro in accordo con mio marito. E quindi, da impiegata che lavorava h10-12/7 a casalinga disperata, il passo è stato breve.

Che cosa significa non dormire

Nel 2022, ad aprile, nasce mio figlio Diego. Cesareo d’urgenza. Da qui subisco un ulteriore stravolgimento. Purtroppo, i miei genitori vivono in Italia a 4 ore di viaggio da noi e purtroppo i miei suoceri sono deceduti 10 anni fa. Non abbiamo nessun tipo di aiuto. All’inizio, bene o male, Diego era un bambino abbastanza tranquillo. Mangiava, dormiva, gli avevo creato una routine che è durata fino a quando non ha compiuto 8 mesi, dopodiché ha iniziato ad avere il pavor nocturnus. Da qui ho iniziato a non dormire la notte e a dormire poco anche durante il giorno. Non avendo nessun tipo di aiuto, dovevo e devo pur cucinare, dovevo e devo pur fare il bucato e piegare i panni. Magari passare l’aspirapolvere e lavare il pavimento? Non nomino i lavori “grossi” perché quelli sono 2 anni che li trascuro. Non ho tempo. 
Il dormire poco niente la notte incide parecchio sulla giornata. Specialmente quando poi, crescendo, tuo figlio diventa sempre più attivo e bisogna stargli appiccicata come un francobollo altrimenti passerei un giorno sì e l’altro pure al pronto soccorso. 

Crescere un figlio senza nonni è dura

Il non avere aiuto, da parte dei miei (perché abitano lontano) e da parte di mio marito (fa il minimo indispensabile quando la sera devo cucinare e quando vado in doccia) mi sta portando ad avere un esaurimento nervoso
Amo mio figlio sopra ogni cosa, ma, non avere mai un attimo libero perché se non sono dietro al piccolo sono dietro alle faccende domestiche (il minimo indispensabile), mi sta portando in quella direzione
Mettiamoci pure che il posto dove viviamo, per quanto possa avere i suoi lati positivi, è paragonabile al deserto del Sahara: ci sono 4 bambini della sua età… che so che esistono perché il giornalino del paese annuncia ogni nuova nascita. 
Ora, da 6 mesi a questa parte l’abbiamo iscritto al nido per farlo socializzare (2 mattine a settimana per via dei costi troppo elevati); ecco, se ha fatto un mese intero, è tantissimo
Raffreddore, febbre, bronchite, di nuovo raffreddore e febbre, gastroenterite, e vuoi che non le passa a me? 
E quando succede, mi viene da piangere. Perché gestire un bambino ammalato quando anche tu stai male… è qualcosa di devastante

La vita di coppia dopo un figlio

Purtroppo mio marito, per come è stato cresciuto, pensa che il piccolo, per i primi anni di vita, sia di “competenza” della madre. 
È un continuo scontrarsi su tutto. È un continuo ripetere ciclicamente le stesse identiche cose e incazzarsi perché per l’ennesima volta non sono state recepite. 
È un continuo scontrarsi perché nessuno dei due ha più tempo libero. Io me ne sono fatta una ragione, lui no. E quando lo vedo col cellulare in mano mentre io sono alla frutta col piccolo… ecco qui mi sale il crimine! Perché da come l’impressione di non essere interessato a ciò che gli succede intorno.
Purtroppo non siamo ancora riusciti a trovare un equilibrio. 
Vita di coppia… inesistente. Cos’è la vita di coppia?
Cambierei qualcosa? Si. Se potessi andrei a vivere più vicina ai miei genitori per avere un minimo di aiuto. Anche solo per dire: mamma, butta un piatto in più di pasta che vengo a mangiare da te, piuttosto che a volte pranzare e/o cenare con latte e biscotti.
Pensare ad un secondo figlio? Mi piacerebbe molto ma non abbiamo alcun tipo di aiuto, Diego è un bambino che vuole costanti attenzioni e ci sta prosciugando, non siamo più giovanissimi e l’asilo nido costa un rene… quindi, credo che rimarrà figlio unico
Inoltre, sto attendendo che compia i 4 anni, in modo che andrà alla scuola materna tutta la settimana, ed io, spero, di poter trovare un’occupazione part-time. 
Se dovessimo avere un altro bambino, dovrei aspettare altri 6 anni prima di trovare un lavoro.
E sinceramente, la vita da casalinga disperata, non mi si addice. 

Ti ringrazio molto per avermi dato modo di fare questo sfogo, per non sentirmi sola e per non far sentire sola chi si trova nella mia stessa situazione.

12 commenti
  • Lulu
    RISPOSTA

    Ce la farai. Ti capisco ed è veramente tosta ma pensa che a breve andrà alla scuola dell’infanzia e tu potrai riappropriarti della tua vita. Ti abbraccio

  • MammacomeTe
    RISPOSTA

    Il bimbo diverrà gradualmente più atonomo, quando inizierà la scuola avrai un pochino di tempo per te, quindi resist i sei stata veramente brava fino ad ora! Il mio consiglio spassionato è cerca un lavoro, anche partime, hai bisogno di ritrovare la tua autonomia. In bocca al lupo!

  • Karin
    RISPOSTA

    Capisco esattamente la situazione, abitiamo in Nuova Zelanda con 2 bambini sotto i 3 anni, e’ durissima 🥲
    Poi conosco gente che ha i genitori vicino, ricevono aiuti e non sanno apprezzare quello che hanno.

    • Simonetta
      RISPOSTA

      Io mi chiedo perché vi siete trasferiti in Francia. Lui non ha più i suoi genitori e tu sei lontanissima dalla tua famiglia. Non avresti dovuto accettare.Non è solo questione di vivere in un paese. Siete semplicemente isolati Quando vi siete conosciuti tuo marito viveva in Italia. Come mai questo desiderio di ritornare alle origini?

  • Germana
    RISPOSTA

    Ciao! Mi ritrovo molto in quello che hai scritto. Anche noi siamo lontani dai genitori, e sarebbe bello anche solo un “mamma puoi tenere Lorenzo così metto a posto l’armadio?”. Abbiamo 2 bimbetti che si tolgono 19 mesi, uno ha 2 anni e uno 5 mesi. È tosta. Il piccolo dorme ed è tranquillo, il grande è nella fase in cui vuol fare tutto lui se no è una tragedia. Dormire? Non dormo 4 ore di fila da 2 anni, e ovviamente ne risentono i nervi durante la giornata. Tanta comprensione, sì. Non sei sola 🙂

  • Anna
    RISPOSTA

    Io credo che in questa situazione il bimbo sia solo la ciliegina su una torta che non hai ordinato tu, ma ti è arrivata come dire inclusa nel menù.

    Il bambino è assorbente e non dirmire affligge anche i più resistenti.

    Ma da quanto scrivi mi sembra che a starti veramente stretto è il contesto privativo su tutta la linea. Oltre al fatto che mi sembri davvero molto sola lì.

    Al di là degli aiuti diretti per tuo figlio credo che ti manchi davvero molto avere un contesto urbano o comunque nel quale l’ isolamento non sia tanto estremo.

    Certi luoghi si amano o si odiano. Certo non possono esserci indifferenti e condizionano enormemente il nostro vivere quotidiano.

    Forse parlare con tuo marito e valutare la possibilità di spostarci in un contesto diverso potrebbe esserti di aiuto. O invece dell’ asilo alternare con una baby Sitter che ti faccia respirare e magari trovare prima un part time.

    Meglio pagare il nido con il tuo lavoro che esaurirti del tutto e arrivare a una frattura definitiva con tuo marito.

    Nel frattempo tieni duro. Ancora pochi mesi e chissà poi ti mancherà questo periodo. 🙈🙊🙉

    E cerca di goderti il bello di essere lì. Magari un hobby all’ aperto per far sfogare la piccola peste…

    • Debora
      RISPOSTA

      Vorrei poterti dire che è normale, che tutto passa, ecc. ma dall’altra parte vorrei che tutte le mamme “esauste” come te avessero miglior vita. Anche perché sono dell’idea che i bambini comunque ne risentono. Io ti consiglio solamente uno stacco. Fare qualsiasi cosa che ti dia sensazioni diverse di tanto in tanto. Che sia una passeggiata, un film, un gelato, fai tu! Ma trovati e dedicati quel tempo. Sentirai di stare meglio subito dopo, ma davvero meglio. E pian piano riprenderai in mano il resto. Consiglio che ti dó per la mia personale esperienza. Mamma sola in tutto, papà al lavoro fuori per 4/5 mesi consecutivi e i nonni/parenti a distanza. Un abbraccio

  • Coco’
    RISPOSTA

    Ciao! Il tuo sfogo lo porto nel cuore perché in parte lo condivido e vivo.
    Ho da poco partorito il mio secondo bambino, a distanza di 6 anni dal primo… e quanto vorrei qualcuno della mia famiglia vicino. Invece vivono a centinaia di km di distanza, e la fatica, ma soprattutto la solitudine sono le mie compagne quotidiane.
    Cresceranno, si dice che lo faranno in fretta, e riavremo in qualche modo la nostra indipendenza tutta nuova. Ma nel mentre è tanto dura.
    Ce la farai, anche se sappiamo che è difficile.
    Un abbraccio e forza!

  • Monica
    RISPOSTA

    Ora sono una nonna ma ho avuto anche io una bambina insieme ai miei 22 anni Avevo per fortuna mia mamma che quando facevo i turni in ospedale si occupava di lei Io ero stanca tanto da non riuscire a parlarne con nessuno O turni estenuanti in corsia oppure la piccola di pochi mesi Poi tutto passa e anche se non ci credi rimpiangerai questi momenti quando il bambino era solo tuo Tanti auguri e un abbraccio

  • Anoniml
    RISPOSTA

    I papà che si trovano nella stessa situazione sono infinitamente soli più di questa madre e oltre a questo si sentono bancomat viventi e tassisti.

    La pazienza deve essere in due.

    Il tempo libero che tu hai quando lui si prende cura del bimbo lui non lo ha neanche.

    Un figlio lo si fa perché lo si vuole

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